Nell’edizione del domenicale Il Caffè del 27 marzo era pubblicato un intervento del fotografo italiano Oliviero Toscani sulla campagna UDC Balairatt. All’intervento di Toscani – del quale pubblichiamo qualche spezzone – ha replicato oggi il bellinzonese Michel Ferrise (nella foto) ideatore della campagna pubblicitaria.
“Già mi aveva maldisposto alla sua prima apparizione – scrive Oliviero Toscani – ma che delusione rivedere riproposto lo stesso becero contenuto della campagna “bala i ratt”. Mi sembra di essere tornato indietro di quasi mezzo secolo, ai tempi dell’iniziativa Schwarzenbach.
(…) E questo dalla Svizzera non me l’aspettavo, perchè della Confederazione ho un grande rispetto
(…) Questa dei topi è una grande scemata, una provocazione, e sento già l’obiezione: senti da che pulpito viene la predica.
(…) Mi chiedo che faccia avrebbe avuto un “ratt” svizzero: grasso, con le braghe di pelle che mangia l’Emmentaler? Del resto basta guardare i manifesti pubblicitari dei politici – e vale per la Svizzera, l’Italia, tanti altri Paesi – per constatarne la mediocrità; tanti faccioni che ti guardano, uno slogan raffazzonato, il simbolo di partito, un numero di lista… Il linguaggio usato, purtroppo, rispecchia il loro livello qualitativo. Non ci sono ideali perchè non ci arrivano proprio, guardano solo all’indietro.”
La replica odierna di Michel Ferrise
“Così il Golia della comunicazione Oliviero Toscani si scaglia contro il Davide dell’advertising, Michel Ferrise.
Toscani, ha dovuto attingere a suoi studi zurighesi e alle campagne degli Anni ’70 antistranieri di Schwarzenbach per trovare l’ispirazione al suo attacco “telecomandato” alla campagna “bala i ratt”. Ha bollato “bala i ratt” come una comunicazione che ha provocato un interesse imbecille, un’attenzione marcia, becera.
Con un refluo d’umiltà, peraltro nascosto bene tra le righe del suo commento pubblicato sul il Caffé, il pubblicitario della ragazza anoressica, della suora e del prete, del malato di aids sul letto morente e della bambina nera con il coetaneo bianco sbattuti sui manifesti condominiali di tutto il mondo, ha confessato che il suo non è il pulpito più adatto a giudicare una provocazione come la campagna Udc.
Posso aggiungere che per quanto riguarda i riferimenti xenofobi e razzisti Toscani è rimasto indietro di quarant’anni: in Svizzera un quinto della popolazione residente è straniera o di origine straniera, in Italia non si arriva all’1%; la Svizzera ha sempre accolto e continua ad accogliere più che dignitosamente i rifugiati, l’Italia li respinge, dandogli la mancia per non ritornare; la Svizzera apre le frontiere ai lavoratori esteri, l’Italia prima li scheda e poi li rimanda al paesello.
Detto questo, veniamo alle considerazioni più tecniche della comunicazione. Toscani forse ha ascoltato tutti i dialetti quando insegnava a Zurigo per mantenersi gli studi, ma non ha avuto dimestichezza con il lumbard e il ticinese.
Se l’avesse avuta, avrebbe capito che il “claim” della campagna bala i ratt, lo slogan principale, è tutto compreso in un detto popolare di antichissima memoria: bala i ratt, ronfa i gatt, sem a la früta. Quanto all’immagine, e qui il genio della comunicazione poteva anche spremersi un po’, è stato scelto un fumetto con protagonisti disegnati, buffi e non certo raccapriccianti come la sua modella anoressica, che peraltro è morta recentemente, perché nemmeno il guru della pubblicità, dandole visibilità planetaria, l’ha salvata dal suo destino.
Per i contenuti, poi, nessuno li ha smentiti: i 45’000 frontalieri anzi sono nel frattempo aumentati; la pressione fiscale sui ticinesi e i danni dello scudo fiscale tremontiano li stiamo scontando ancora adesso, la sicurezza e gli atti di violenza provocati in gran parte da stranieri sono all’ordine del giorno.
Il buon Oliviero Toscani, invece di pontificare stando pancia all’aria nella sua tenuta maremmana a guardare i suoi cavalli appaloosa che si rincorrono, dovrebbe venire più spesso in Svizzera e capirebbe che quel Paese in cui lui ha potuto imparare l’arte non è più lo stesso.
La percezione comune della gente che vive oggi in Svizzera non è quella di quarant’anni fa, nel frattempo L’UDC è diventato il primo partito in Svizzera, l’UDC in Ticino ci ha chiesto di creare un’immagine che aprisse gli occhi ai Ticinesi.
Niente di planetario come le sue campagne shock, signor Toscani, ma un messaggio che rendesse l’idea di quanto… sem a la früta.
Comunque si tranquillizzi maestro Oliviero, la sua trasgressione e provocazione resterà per noi piccoli pubblicitari ticinesi inarrivabile. In fondo siamo tanti poveri Davide di campagna che s’inchinano di fronte alla maestosa prosopopea di un guru della pubblicità come Golia Toscani.
E con pochi franchi e un paio di topi disegnati non potremmo mai raggiungere le vette provocatorie e milionarie dei suoi manifesti. A meno che, con qualche sassolino e una fionda…”