La campagna elettorale batte il pieno ed ecco tutto un fiorire di iniziative, alcune delle quali hanno il sapore di specchietti per allodole destinate semplicemente a far leva sulle emozioni delle persone a fini esclusivamente elettorali.

Mi si dirà che è normale in tempi di campagna elettorale. Accettare che questo sia normale è come abdicare al rispetto per la democrazia e soprattutto al rispetto per la popolazione che si vuole rappresentare.
Sembra quasi che il tutto si riassuma in una gara a chi è più bravo a sfruttare l’emotività popolare, a giocare sulle paure, o presunte tali, della popolazione. L’importante è che la gente voti per me, il resto non conta.
Ecco allora che piove un’iniziativa per vietare il porto del burqa in Ticino, quasi che questo fosse un problema di vitale importanza. Quante portatrici di burqa avete mai visto in Ticino ? Io non ne ho ancora vista una.
Ma al di la di questo vien da chiedersi se i veri problemi o i temi rilevanti per il futuro del Ticino e dei suoi cittadini siano questi. Noi rispondiamo chiaramente di no.

C’è poi un altro aspetto inquietante, quello del pensare di risolvere i problemi creando semplicemente dei capri espiatori. Esempio emblematico è quello che vuole che per risolvere il problema della disoccupazione basta mandar via un po’ di frontalieri.
Io credo che per diminuire il numero di disoccupati bisogna da un lato creare posti di lavoro interessanti, a medio-alto valore aggiunto, dall’altro investire ancora di più nella formazione in modo da permettere alle persone quando si trovano in disoccupazione di essere maggiormente competitive sul mercato del lavoro. E’ inutile per esempio sparare sui frontalieri, i quali in buona parte sono qui da noi a fare dei lavori che noi non vogliamo più fare.
Basti pensare a settori come la costruzione o la sanità, dove il numero di frontalieri è molto importante. Se non ci fossero i frontalieri, chi costruirebbe le nostre case ? Chi si occuperebbe dei nostri malati e dei nostri anziani?
Tenendo presente quanto precede, di fatto il frontalierato diventa problematico quando viene sfruttato perché costa meno in settori dove personale residente in Ticino ci sarebbe. Penso in particolare a banche e fiduciarie. Ma qui il problema è chi assume frontalieri semplicemente per pagare salari inferiori.
Guarda caso chi strumentalizza i frontalieri è chi difende in maniera acritica la piazza finanziaria. Non si può fare di tutte le erbe un fascio e strumentalizzare i frontalieri, senza i quali ampi settori della nostra economia non funzionerebbero.

Il Ticino e i ticinesi hanno bisogno di nuovi insediamenti produttivi con un valore aggiunto medio-alto, insediamenti meno invasivi a livello territoriale e che permettano ai residenti di avere dei posti di lavoro interessanti e stimolanti.
Senza contare poi sul fatto che posti di lavoro ad alto valore aggiunto permettono delle ricadute interessanti anche a livello fiscale per lo Stato e riducono la nostra dipendenza dal settore finanziario.

Qui si inserisce quindi il discorso dell’attrattività del nostro Cantone per nuove aziende. Dobbiamo diventare più selettivi, sia per ragioni economiche, sia per ragioni ecologiche e di sfruttamento del territorio.
Io vedo nello sviluppo e nel sostegno di attività legate alle energie rinnovabili sicuramente un settore interessante che potrebbe, oltre che a creare posti di lavoro e quindi ridurre la disoccupazione, anche contribuire a dare al nostro Cantone un’immagine maggiormente positiva e innovativa con ricadute positive anche su altre attività economiche, non da ultimo sul turismo.
Ci vuole coraggio, bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare, ma le possibilità e le risorse ci sono. Basta volerlo.

Il Gran Consiglio un primo passo l’ha fatto grazie ad un’iniziativa del Partito Socialista, ora si tratta di proseguire e insistere su questa strada. Impieghiamo le energie in maniera positiva invece di impiegarle in sterili lamenti e accuse a terzi che non servono a nulla. Siamo noi ticinesi gli artefici principali del nostro futuro.
Sono finiti i tempi in cui tutto o quasi succedeva quasi per caso, dove si potevano sfruttare rendite di posizione. Oggi nessuno regala più niente, bisogna conquistarsi i propri spazi.
E questo vale anche per il Ticino e i ticinesi. Prima lo si capirà, prima staremo tutti meglio.

Gilbert Jorio
Candidato al Gran Consiglio per il Partito Socialista