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Nel 1969 (l’uomo camminava sulla luna) l’allora cinquantenne scrittore di fantascienza Isaac Asimov, scrisse un racconto dal titolo Intuito femminile, che possiamo leggere anche nell’edizione in lingua italiana, pubblicata da Mondadori nel 1985.

La storia è naturalmente ambientata in un futuro tecnologicamente avanzato, direi fantascientifico, popolato da Robot estremamente efficienti, creati dall’uomo e programmati rispettando le “Tre Leggi fondamentali della robotica” postulate da Isaac Asimov e rintracciabili in moltissimi suoi racconti. I robot devono per così dire rispettare delle regole: secondo la prima legge, i robot non possono recar danno a un essere umano e devono evitare che un umano rimanga leso o morto.
Un robot deve però anche obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge. In sostanza non posso dire ad un robot “Vai e uccidi il mio nemico.” La terza legge dice: un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Ora, nel racconto dal titolo Intuito femminile, il protagonista, uno scienziato di nome Mandarian, vuole produrre un robot creativo, cioè un robot che abbia dentro i suoi circuiti anche il sentimento di incertezza, un robot che sappia avere dei dubbi, una macchina pensante addirittura intuitiva. Un’invenzione simile provocherebbe tuttavia un grande sentimento di paura nella gente, che si sentirebbe meno protetta, sapendo che i robot hanno acquistato tali competenze. La capacità del dubbio, infatti, implica un’intelligenza di un livello superiore, perché i robot non devono più obbedire a delle leggi prestabilite, a dei dogmi. Dietro a questo principio, vi è la potenza del pensare, cioè di porsi delle domande in modo autonomo. Chi si pone delle domande, inizia “a fare ricerca”.

Mandarian porta la proposta al più grande azionista dell’azienda produttrice, che inizialmente si oppone all’iniziativa scientifica. L’azionista di maggioranza dice: “Se la gente si convince che i robot saranno incontrollati… L’uomo della strada non crederà più che i robot basteranno a proteggerlo quando sentirà la definizione senza controllo.” Ma lo scienziato Mandarian rilancia, vuole creare una macchina meno vincolata alla razionalità, o meglio, un “robot femmina”! Fino a quel momento, infatti, gli asessuati robot sono sempre stati chiamati con nomi maschili. “Perché non chiamarlo Jane-uno?”

“Sentite” dice Mandarian al maggiore azionista, per convincerlo “una delle convinzioni più diffuse è che le donne siano meno intelligenti degli uomini. Se annunciamo la costruzione di un robot femmina, non importa come sarà.” In realtà il robot donna sarà più intuitivo, creativo, acquisterà una forma di intelligenza attraverso la quale potrà interpretare i dati raccolti e scoprire un nuovo pianeta, estraneo ma abitabile. I miliardi di dollari spesi per costruire una macchina simile, sarebbero accettati dalla gente della strada, perché la robot femmina sarebbe la nuova Cristoforo Colombo dello spazio, verso un nuovo ignoto. Verso la scoperta di nuove energie. Dopo vari tentativi, la robot donna viene costruita: non troppo perfetta, anzi, con qualche difetto al seno, per non creare invidie tra le donne umane. Jane-cinque ha però una voce stupenda, tanto sensuale da sbalordire un camionista… Mi fermo e non svelo l’intrigo.

È ovvio che Asimov, nei suoi racconti di fantascienza, legge la società, così il robot dotato di femminilità e di intuito, diventa metafora dell’apertura verso le scoperte, dipendenti dall’economia e, in seconda battuta, dalla politica. Basti questo riferimento per riflettere sulle paure nei confronti di ciò che è diverso, straniero, tecnologicamente nuovo e magari insicuro. Le ostilità e i conflitti, si aprono come ferite alla luce delle nuove tecnologie, perché abbattono dogane e muri. Inevitabilmente. Agli albori, internet collegava ricercatori. Oggi connette tutto.

Viviamo nel timore di non essere più protetti di fronte ad un mare impazzito. Esistono tsunami invisibili, come i crolli economici, la disoccupazione, il futuro energetico. Tremiamo anche di fronte al cambiamento epocale del ruolo della donna nella società, nella famiglia. (Bello, di Rita Levi Montalcini, Tempo di mutamenti) Tutti aspetti che pigliano e scuotono le nostre emozioni. E che determinano, in buona parte, il nostro voto democratico. Infine: sarà un caso, ma le mie risposte al sondaggio politico di www.smartvote.ch, mi davano vicino, nelle prime posizioni, a cinque donne…

Daniele Dell’Agnola, insegnante e scrittore