Dopo la rivolta che ha allontanato il presidente Hosni Mubarak e portato grandi speranze per un futuro migliore, l’Egitto si ritrova in una situazione di caos e disorganizzazione.

Il paese è in preda a una grande confusione. Passata l’euforia per la caduta di Mubarak, quasi due mesi fa, il paese si ritrova paralizzato economicamente, diretto da un governo di transizione composto da militari, senza un vero apparato di sicurezza, in preda a una corruzione radicata, con il turismo che fatica a rimettersi in marcia. L’Egitto avanza a rallentatore verso riforme che appaiono sempre più lontane.
I prigionieri liberati dopo anni di carcere si ritrovano nelle strade perché non hanno né una casa né un lavoro e vanno ad aggiungersi a chi ha perso il lavoro dopo che le società straniere se ne sono andate. La maggior parte dei negozi ha chiuso a causa del coprifuoco, che almeno fino a settembre proibisce di uscire di casa dopo le 22h00. Un’imposizione letale per un paese dove la gente ha sempre vissuto fuori casa durante buona parte della notte e dove i negozi stavano aperti 24 ore al giorno.

La gente ha paura che in questo clima instabile i Fratelli musulmani riescano ad imporre le loro idee. Il caos è sempre una porta aperta per gli estremisti religiosi.
Negli scorsi giorni il giovani del movimento rivoluzionario “25 gennaio”, i veri fautori della rivolta contro il regime, avevano lanciato un ultimatum al Consiglio supremo delle forze armate per allontanare dai posti di responsabilità gli uomini di Mubarak.

Il movimento giovanile ha anche chiesto l’istituzione di un processo contro Mubarak e i suoi famigliari e contro i vecchi gerarchi del regime. Riguardo a Mubarak non è chiaro dove si trovi attualmente il vecchio ex presidente. Voci insistenti lo davano in grave stato di salute nella sua villa di Sharm al Sheikh, dove era stato confinato agli arresti domiciliari dall’11 febbraio. Il canale televisivo al Jazeera riportava domenica che Mubarak si trova in Germania per una serie di cure mediche.