La pubblicazione da parte della Lega dei ticinesi della lista con i nomi di diversi alti funzionari cantonali che andrebbero licenziati ha fatto insorgere anche l’intero Consiglio di Stato, che il 20 aprile ha scritto a Giuliano Bignasca chiedendogli di rinunciare in futuro a simili sortite. Bignasca ovviamente ha risposto picche ed ha promesso che domenica prossima sul Mattino apparirà una nuova lista.

La questione viene ripresa ampiamente sulle pagine della Regione Ticino da Matteo Caratti, dapprima con un editoriale e oggi in un commento.
Nell’editoriale del 20 aprile Caratti chiede ai due ministri leghisti, Borradori e Gobbi, da che parte stanno, se condividono le esternazioni del presidente del loro partito, come valutano i suoi metodi, come si pongono di fronte a queste proposte di licenziamento.
Nel commento di oggi, che porta il titolo Chi tace il lupo se lo mangia, invece Caratti mostra soddisfazione per il fatto che Borradori e Gobbi abbiano scelto di andarsene per la propria strada, distanziandosi dal loro presidente.

Bignasca è il Lupo del titolo, mentre invece Chi tace sono i liberali radicali, dei quali Caratti scrive:
“…Nella vicenda ‘lista di proscrizione’ abbiamo notato (e non siamo i soli) che il Plr è l’unico partito di governo che non è ancora stato in grado di dire pubblicamente cosa ne pensa. C’è bisogno di riflettere così a lungo di fronte all’intimidazione, alla rozzezza e agli attacchi alla dignità delle persone? Si vuole ancora continuare con lo stile precedente? Uno stile che, a furia di evitare confronti e di rinunciare a inviare ai cittadini qualche segnale su cosa si pensa di certi metodi antidemocratici di via Monte Boglia, come già abbiamo avuto modo di scrivere, ha fatto sì che i liberali radicali siano andati al massacro cantando.
Chi tace acconsente. Chi tace non combatte. Chi tace, il lupo se lo mangia (vedi 10 aprile).”