Due delle persone rimaste ferite nell’attentato di giovedì a Marrakesh sono morte nella notte, portando a 18 il numero delle vittime. Nel frattempo è stata confermata la matrice terrorista dell’esplosione che ha distrutto il caffè Argana, principale ritrovo dei turisti che giornalmente affollano Djemâa al Fna, la più nota piazza della città.

La bomba che giovedì 28 aprile ha distrutto il noto locale di Marrakesh era stata piazzata per ordine di un gruppo terrorista. Lo ha confermato il Ministero marocchino dell’Interno. Vi sono ancora incertezze riguardo alla metodologia dell’attentato. Non è chiaro se l’ordigno esplosivo sia stato fatto esplodere a distanza oppure se si sia trattato di un attentato kamikaze.

Diverse fonti propendono per la seconda ipotesi. Alcune persone che si trovavano nella piazza al momento dell’esplosione hanno dichiarato che si è trattato di un kamikaze. Della stessa opinione sono i servizi di sicurezza, che addirittura lo avrebbero identificato in un uomo liberato due mesi fa dopo aver scontato otto anni di prigione per aggressione.

L’attentato di ieri è senza dubbio negativo per l’immagine del Marocco, un paese che da mesi si trova confrontato ad una crescente agitazione fra la popolazione. Le manifestazioni di protesta contro il regime dello scorso febbraio avevano già allontanato molti turisti.
A seguito delle proteste, che avevano portato nelle strade migliaia di persone, il re Mohammed VI si era impegnato a riformare la Costituzione tenendo conto delle richieste del popolo. Adesso però si teme che il sovrano opti per un cambio di direzione e adotti misure restrittive per combattere ed arginare il terrorismo. Misure che inevitabilmente avranno effetti negativi anche per la popolazione.