Il generale Abdelfattah Younis, capo militare dei ribelli libici ha incontrato giovedì a Bruxelles i responsabili della Nato e dell’Unione europea per chiedere l’invio di armi pesanti, missili anticarro, elicotteri da combattimento e altri armamenti.

Younis, ex alto ufficiale nell’esercito di Muammar Gheddafi, ha raggiunto in marzo le fila degli insorti. A Bruxelles ha assicurato che Gheddafi non accetterà mai né l’esilio né la resa.
“Il colonnello ha respinto tutte le offerte ricevute sinora. Restano due opzioni: che venga ucciso o che si suicidi – ha detto ai giornalisti nei locali dell’Independent Libya Foundation, un’organizzazione recentemente costituita con il contributo di diversi uomini d’affari, fra i quali vi è anche un imprenditore libico che vive in esilio in Svizzera.

Bruxelles ha ascoltato le richieste e non ha respinto a priori la possibilità di fornire armamenti ai ribelli libici. Esistono tuttavia forti divergenze al riguardo, soprattutto fra i membri della Nato. Se ne parlerà nuovamente il 5 maggio a Roma, quando si riunirà il Gruppo di contatto, l’istanza di direzione politica e di coordinamento dell’intervento in Libia.

Molto critico riguardo ai ritmi lenti dell’intervento della Nato nel suo paese, Younis ritiene che gli occidentali abbiano distrutto tutt’al più un terzo delle capacità militari dell’esercito del regime. L’ufficiale ritiene che la Nato disponga dei mezzi per fare di più, per distruggere rapidamente l’essenziale degli armamenti delle truppe lealiste. Armamenti che si troverebbero concentrati in tre postazioni ad una ventina di chilometri dalla città di Misratah, dove la situazione sanitaria ed umanitaria è drammatica, soprattutto a causa della mancanza di viveri, acqua e medicine.
Sollecitato al riguardo, il portavoce della Nato non ha risposto. Ha però fatto sapere che la visita di Younis a Bruxelles sarebbe dovuta rimanere riservata e che in ogni caso l’ufficiale non è il loro unico interlocutore in Libia.