I ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri continuano a tenere banco, come del resto è corretto che sia. L’ultimo avvenimento in ordine di tempo è sconcertante: si tratta infatti della richiesta, da parte di sindacati italiani, che i datori di lavoro ticinesi dei frontalieri accantonino e versino agli istituti previdenziali italiani i fondi per la disoccupazione.
Si tratterebbe dunque di una forma aggiuntiva di ristorno. Ossia, invece di diminuire, i ristorni andrebbero addirittura ad aumentare.

Un’uscita del genere da parte dei sindacati italiani della fascia di confine è quantomeno improvvida, dimostra tuttavia ancora una volta la necessità di intervenire finalmente sull’annosa questione dei ristorni.
A credito di questi ultimi, va però rilevato che i sindacati della fascia di confine ammettono anche che gli accordi bilaterali non sono per nulla tali, avendo portato ad occasioni di lavoro solo per la parte italiana.
A peggiorare ulteriormente la situazione le dichiarazioni del parlamentare italiano Marco Zacchera, il quale ha comunicato che il Sottosegretario agli affari esteri avrebbe dichiarato, rispondendo ad un suo atto parlamentare, di aver ricevuto assicurazioni dalla Consigliera federale Widmer Schlumpf dell’intenzione della Svizzera di non rivedere i ristorni.

Chiedo pertanto al lodevole Consiglio di Stato:
Il Consiglio di Stato viene tenuto costantemente informato dai passi della Confederazione in materia di ristorni delle imposte dei frontalieri italiani, essendo direttamente toccato dal problema?
Al CdS risulta che la Consigliera federale Widmer Schlumpf abbia fornito assicurazioni al governo italiano che la Confederazione non sarebbe intenzionata a modificare i ristorni?
In caso di risposta affermativa alla domanda precedente: qual è la posizione del CdS al proposito?
Quali passi concreti intende intraprendere il CdS affinché venga aperto un contenzioso con l’Italia al fine di giungere alla doverosa ed attesa revisione dei ristorni delle imposte dei frontalieri?

Lorenzo Quadri