Quando il 15 aprile scorso gli inquirenti avevano setacciato una zona lacustre nei pressi di Morges, nel canton Vaud, pure in mancanza di risultati Irina Lucidi, madre di Livia e Alessia, aveva dichiarato che non intendeva rinunciare alla speranza.

Le piccole erano scomparse insieme al padre, Matthias Schepp, domenica 30 gennaio. Il pomeriggio di quel giorno l’uomo aveva telefonato alla moglie (con la quale era in corso una procedura di divorzio) dicendole che prolungava il week end con le piccole e che gliele avrebbe riportate la mattina di lunedì 31 gennaio. Cosa che invece non aveva fatto.
L’accurata perlustrazione del 15 aprile, l’ultima di cui i media sono a conoscenza, era stata condotta da ben 140 persone, agenti, pompieri e volontari, con l’ausilio di 11 cani addestrati a rilevare tracce di cadaveri, nell’eventualità che l’uomo avesse ucciso le figlie e le avesse sepolte in quel luogo.

La polizia, che aveva sentito anche le testimonianze di 154 persone che lavorano o che erano passate in quella zona, stanno sempre brancolando nel buio. Le loro ricerche non hanno portato a nulla. Indagini, pure senza esito, sono in corso anche in Italia e in Francia, dove era stato avvistato Matthias Schepp.
Stando alla polizia ferroviaria italiana, il cadavere dell’uomo era stato trovato sui binari della stazione pugliese di Cerignola il 3 febbraio.

Attraverso il gruppo creato su Facebook “Missing Livia e Alessia”, dove i messaggi di sostegno arrivano in continuazione malgrado la vicenda sembra aver perso interesse per stampa e televisione, lo scorso febbraio era stata lanciata una petizione per non far scendere il silenzio su questa triste vicenda.
Una petizione firmata da migliaia di persone volta ad incitare gli inquirenti a proseguire le ricerche e per chiedere ai media e ai canali televisivi svizzeri, francesi e italiani di tenere viva la ricerca delle due bambine con articoli, foto, reportages e ricerca di testimoni.