Il 52% dell’energia prodotta e consumata in Europa proviene da fonti fossili (gas, petrolio e carbone), il 28% dal nucleare e solo il 20% da fonti rinnovabili (eolico, idroelettrico, solare, ecc.). Chi sostiene la partecipazione di AET ad una centrale a carbone in Germania parte da questi dati estremamente significativi, e dalla constatazione che di miracoli in ambito energetico nessuno ne ha mai fatti.

Chi tende ad essere contrario a questa partecipazione sostiene invece che questi dati devono cambiare e che da qualche parte occorre iniziare per modificare la struttura della produzione energetica svizzera ed estera. Giusto: da qualche parte bisogna cominciare! E si è già cominciato. Incentivi per le energie rinnovabili sono già stati messi in atto. Lo stesso si può dire relativamente a determinate misure di risparmio energetico. È vero che molto può ancora essere fatto, soprattutto nell’ambito del risparmio energetico (che dipende però in larga misura dall’educazione vera e propria di ogni cittadino ad un comportamento maggiormente attento a questi aspetti).

La domanda vera e propria è però questa: se da qualche parte bisogna iniziare, è giusto cominciare dalla rinuncia immediata da parte di AET al carbone, che comporta un ammanco di energia pari ad un terzo dell’attuale fabbisogno in energia elettrica per il nostro Cantone? AET, vista la scadenza di altri importanti contratti di approvvigionamento dal nucleare, in qualche modo quell’energia dovrà andare a prenderla, e se non lo potrà fare dalla centrale a carbone di Lünen, la comprerà sul mercato. Risultato: AET comprerà comunque energia all’80% prodotta da fonti fossili e dal nucleare, pagandola di più. E pagare di più l’energia per AET, significa poi aumentarne il costo anche per il consumatore finale. In poche parole compreremmo energia comunque “sporca”, pagando più soldi, premiando quindi maggiormente chi la produce, senza peraltro impedire la costruzione della centrale a carbone di Lünen, che dal 2012 o 2013 entrerà comunque in funzione.

A fronte di questo magro bottino, anzi di questo vero e proprio autogol, il controprogetto all’iniziativa dei verdi propone un periodo di uscita più lungo, ossia entro il 2035, mettendo a disposizione della promozione delle energie rinnovabili e del risparmio energetico oltre 100 mio di franchi. È il caso di dire che il controprogetto è più verde dell’iniziativa dei verdi. Ma soprattutto è più concreto e pragmatico. Il termine massimo di uscita dal carbone concede un periodo di transizione idoneo e più realistico verso fonti alternative di approvvigionamento in energia elettrica. Inoltre entro tale data scadranno le concessioni relative ai grossi impianti idroelettrici. A chi però crede che da subito sia possibile, con fonti rinnovabili, coprire l’intero fabbisogno energetico del Ticino basti citare le tendenze tracciate dalla Confederazione stessa, che tra gli scenari più ottimisti in questo senso annovera però soltanto percentuali assai basse di energia verde.

Quello energetico non è un mondo di sogni. Occorre lungimiranza, anche coraggio. Serve certo anche l’audacia di osare con scenari diversi, ma non bisogna mai abbandonare una buona dose di realismo, con il rischio, altrimenti, di fare un salto nel buio.

Giacomo Garzoli, deputato PLR in Gran Consiglio