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Quante parole scorrono in questi giorni sulla partecipazione di AET alla centrale a carbone di Lünen. I contrari si scagliano con enfasi contro questo progetto, demonizzandone gli effetti e le premesse, chiedendo di uscire subito (entro il 2015) da questa partecipazione.

Eppure la proposta contenuta nel controprogetto, pure in votazione il prossimo 5 giugno, all’iniziativa de I Verdi contiene elementi che dovrebbero far riflettere chiunque tenda a reagire di pancia.
Certo sarebbe bello poter fare a meno del carbone, così come sarebbe bello poter fare a meno di tutte le automobili che consumano benzina.
Ma ciò, semplicemente, per ora non è possibile. Perché appare sempre più chiaramente come, ogni qualvolta si chiede di portare un’alternativa a questa soluzione, in modo da poter disporre di una così grossa quantità di energia che il Ticino dal 2016 avrà bisogno (a causa dello scadere di importanti contratti di rifornimento dal nucleare), nessuno dei contrari sa di fatto rispondere.
Forse proprio in questa occasione tutti ci rendiamo un po’ meglio conto di quanto strettamente dipendiamo dall’energia. Non ci avevamo mai pensato così a fondo.
L’energia non serve solo ad accendere le luci, ma anche a far funzionare gli ospedali, o le macchine che hanno sostituito lo sforzo umano, a diffondere informazione e a elaborare dati, a favorire la ricerca scientifica a vantaggio di tutti.
L’energia è diventata fondamentale per l’emancipazione di ognuno di noi, è diventata un diritto fondamentale di ogni individuo.

Proprio per questo non possiamo prendere decisioni avventate e repentine come quella proposta da I Verdi. Dobbiamo semmai avviare un approccio pragmatico e ragionato alle energie rinnovabili e soprattutto al risparmio energetico.
Tutto ciò che il controprogetto cerca di fare, spostando l’uscita dalla centrale di Lünen al 2035, e vincolando una parte dei proventi della vendita dell’energia prodotta mediante il carbone al perseguimento di questi obiettivi. Si tratta di una somma che potrà variare dai 100 ai 160 milioni di franchi. In questo modo, oltre ad assicurare l’approvvigionamento energetico del nostro Cantone, saremo in grado di dare uno stimolo decisivo verso una produzione di energia elettrica sempre più sostenibile dal punto di vista ambientale.
È necessario un periodo di transizione per raggiungere questo traguardo senza stravolgere il nostro mercato elettrico subendo di riflesso un repentino aumento del prezzo dell’energia (rischio, questo, assai concreto, che gli iniziativisti però si dimenticano sempre di ricordare!).

Per una volta il controprogetto non promette favole, ma permette di spostare un po’ più avanti l’uscita dal carbone, per incentivare da subito, da oggi, la via del rinnovabile.

Giacomo Garzoli, deputato PLR in Gran Consiglio