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Dalle colonne dei quotidiani, Sergio Savoia ha accusato i sostenitori del controprogetto di voler imbrogliare i cittadini di questo cantone.

Da che pulpito mi vien da dire! Il coordinatore de i Verdi ha evidentemente la coda di paglia perché sa che in realtà a raccontare un sacco di frottole sono proprio loro, gli iniziativisti.
Ma vediamo di portare alla luce le più eclatanti.

Vorrei innanzitutto far presente che il principale alleato dei Verdi in questa campagna è la Lega dei ticinesi, alla quale non importa nulla di questione ambientali, ma che vuole semplicemente indebolire, se non addirittura demolire, AET.
A prescindere dal fatto che l’investimento nella centrale di Lünen è stato approvato dal CdA di AET con il sostegno degli allora due rappresentanti della Lega (fra l’altro esponenti di primissimo piano del movimento), fa un certo effetto vedere a braccetto uno che si spaccia per un convinto ambientalista con chi invece, dalle colonne del proprio domenicale, lancia strali contro i funzionari sensibili su questi temi e chiede l’immediata abrogazione della legge Minergie.
Sarà anche vero che il fine giustifica i mezzi, ma anche un minimo di coerenza e di etica (quella che Savoia invoca spesso) non guasterebbe.

Nell’articolo in questione Savoia parla di investimento demenziale, in una tecnologia obsoleta, nel vettore più inquinante che verrebbe estratto in Paesi dove si fa massiccio ricorso al lavoro minorile.
Andiamo con ordine.
Forse è utile ricordare che il piano di investimenti nella centrali a carbone in Germania è stato voluto e deciso dal Governo rossoverde (avete letto bene!) nel 2005, allo scopo di assicurare l’approvvigionamento energetico in vista dell’uscita dal nucleare.
La centrale di Lünen, fra l’altro approvata nel 2006 dal consiglio comunale della città con il 100% dei voti (compresi quelli dei Verdi!), scaturisce da questo piano assieme a molte altre centrali che entreranno in funzione entro il 2015-2016.
Dunque una centrale a carbone voluta e sostenuta dagli omologhi tedeschi dei Verdi ticinesi, i quali hanno invece promosso un’iniziativa per far svendere ad AET la propria partecipazione: una situazione decisamente singolare, per non dire paradossale.

Sul carbone estratto con il lavoro minorile poi, argomento ripetuto fino alla noia, la demagogia dei sostenitori dell’iniziativa rasenta la malafede.
Nessuno vuole sminuire questa piaga purtroppo presente in molte parti del mondo, ma nel caso del carbone di Lünen il fornitore del carbone è la RBS-Sempra, un gruppo attivo a livello mondiale che ha sottoscritto, sotto l’egida dell’ONU, la convenzione Global Compact per lo sviluppo sostenibile, i cui contraenti si impegnano ad osservare numerosi principi, fra i quali i diritti umani, la tutela dell’ambiente e l’eliminazione del lavoro minorile.
Inoltre, nel contratto fra la RBS-Sempra e il consorzio proprietario della centrale di Lünen è prevista una clausola di rescissione in caso di violazione dei citati obblighi.

Gli iniziativisti vogliono anche farci credere che uscendo dalla centrale di Lünen ci saranno benefici ambientali per tutto il pianeta: una frottola bella e buona perché la centrale in questione entrerà in funzione con o senza AET, e le emissioni di CO2 non verranno ridotte nemmeno di un grammo.

Riferendosi al controprogetto, il coordinatore dei Verdi parla poi di proposta ingannevole, di foglia di fico. Posso capire l’imbarazzo di un ambientalista nel dover combattere una proposta che chiede di mettere a disposizione nel prossimi 20 anni da 100 a 160 milioni di franchi a favore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico.
Non so dire se siano pochi o tanti, ma tutti devono sapere che se passa il controprogetto potranno essere investiti, mentre se verrà votata l’iniziativa non avremo nemmeno un centesimo per iniziare la svolta dalle energie tradizionali a quelle rinnovabili.
Vi è comunque un’ipocrisia di fondo nella posizione degli iniziativisti: sostengono di non volere una partecipazione in una centrale a carbone, ben sapendo che l’energia mancante di cui avremo bisogno in sostituzione dovremo andare a prenderla in Europa da fonti fossili e dal nucleare (questi due vettori fanno l’80% dell’energia prodotta); energia che proverrà da centrali in parte di vecchia generazione, e quindi molto più inquinanti di quella di Lünen. Per non parlare poi del costo di questa energia, che porterà inevitabilmente ad importanti aumenti del prezzo per le famiglie e per le aziende.

La verità è che l’iniziativa non risolve nessun problema ambientale ed è doppiamente dannosa dal punto finanziario: per AET, che arrischia di perdere decine di milioni di franchi, e per i consumatori ticinesi che vedranno la bolletta dell’elettricità maggiorata.

Il controprogetto per contro rappresenta una soluzione ragionevole, pragmatica e innovativa per cercare di salvaguardare tutti gli interessi in gioco, anche quelli ambientali grazie agli importanti investimenti nelle energie rinnovabili.

Fabio Regazzi
Co-presidente del Comitato di sostegno a favore del controprogetto “Per un futuro a favore delle energie rinnovabili”