La Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo ha considerato martedì scorso che i diritti dell’imprenditore russo Mikhaïl Khodorkovski – ex proprietario della compagnia petrolifera Iukos e incarcerato in Siberia da sei anni per furto di petrolio e riciclaggio di denaro – non sono stati rispettati al momento del suo arresto nel 2003, né durante il fermo in attesa del processo, né durante il procedimento giudiziario.
Per questo motivo la Corte ha imposto al governo di Mosca il versamento a Khodorkovski di 35mila dollari a titolo di risarcimento per spese legali e torto morale.
Secondo la Corte, l’arresto dell’ex magnate “non è stato regolare perchè l’obiettivo reale dell’arresto non era quello dichiarato. Appena qualche ora dopo essere stato interrogato come testimone, il 25 ottobre 2003, Khodorkovski era stato messo a carico di un atto d’accusa di 35 pagine e di una richiesta di incarcerazione di 9 pagine redatta dal tribunale.”
Questo fa evidentemente supporre che le autorità russe fossero preparate a questi sviluppi e volevano che Khodorkovski venisse incolpato e portato in carcere.
La Corte di Starsburgo constata anche che le condizioni di prigionia fra l’8 agosto e il 5 ottobre 2005 erano “disumane e degradanti” e deplora il fatto che durante tutto il processo Khodorkovski sia stato messo in una gabbia, esposto al pubblico come un animale.
L’istanza europea critica anche la durata della sua detenzione provvisoria, prolungata per due volte senza un motivo plausibile. Osserva che a carico dell’imputato non è mai stata portata alcuna prova incontestabile e che le autorità erano animate da motivi politici.
Al momento dell’arresto, nel 2003, Khodorkovski era uno degli uomini d’affari più brillanti e più ricchi della Russia. I suoi influenti appoggi nel mondo economico e politico russo lo avevano convinto a considerare la candidatura alle elezioni presidenziali del 2004, alle quali Vladimir Putin si presentava per un secondo mandato.
Settimana scorsa la Corte d’appello di Mosca aveva confermato la condanna di Khodorkovski riducendola da 14 a 13 anni. Opinione diffusa fra gli osservatori è che la conferma della condanna, scaturita da un secondo processo svolto nel dicembre 2010, sia stata pronunciata per la pressione esercitata da Vladimir Putin, attuale primo ministro russo.
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