L’arresto del generale serbo bosniaco Ratko Mladić giovedì 26 maggio ha messo fine ad una lunga latitanza.

1996: dimesso dalla carica di capo dello Stato maggiore dell’esercito dei serbi di Bosnia (dopo la firma degli accordi di pace di Dayton che mettevano fine alla guerra in Bosnia) Ratko Mladić aveva vissuto per diverso tempo nella base militare di Han Pijesak. Questo malgrado il mandato d’arresto internazionale nei suoi confronti decretato a gennaio di quello stesso anno.

2001: la procuratrice del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, la ticinese Carla del Ponte, aveva accusato le autorità della Serbia di proteggere Mladić, che nel frattempo aveva lasciato Han Pijesak e si era reso introvabile.
Il governo di Belgrado aveva respinto le accuse, ma poi i servizi segreti serbi avevano ammesso che fino al 2002 Mladić viveva in un quartiere residenziale di Belgrado sotto la protezione dell’esercito.

2003 : il 13 agosto era fallita la prima operazione delle forze della Nato volta alla cattura di Mladić. L’anno seguente Vojislav Kostunica, primo ministro serbo, aveva assicurato che Mladić non era in Serbia.
2005 : Sottoposta a una crescente pressione da parte delle istanze europee, Belgrado aveva cambiato atteggiamento e il 22 agosto lanciava un messaggio all’attenzione di Mladić e di Radovan Karadzić, ex presidente dei serbi di Bosnia, anch’egli latitante, chiedendo ad entrambi di consegnarsi alla giustizia.
In dicembre il ministro della Difesa della Serbia-Montenegro Zoran Stanković aveva ammesso l’insufficienza della collaborazione del suo esercito con il Tribunale penale internazionale per arrestare i criminali di guerra dell’ex Jugoslavia.

2006 : sono arrestati diversi complici di Ratko Mladić, fra i quali spiccano i nomi dell’ex colonnello Stanko Ristić e dell’ufficiale in pensione Ratko Vucetik. Il Parlamento della Serbia-Montenegro blocca gli averi di Mladić e Karadzić. La procuratrice Carla del Ponte si dice convinta che Ratko Mladić è in Serbia, a Belgrado o nei dintorni della capitale.

2007 : viene arrestato Zdravko Tolimir, ex generale serbo bosniaco incolpato di crimini di guerra. Tolimir è il terzo sulla lista dei sei fuggitivi maggiormente ricercati dal Tribunale dell’Aja. Inoltre è sospettato di essere fra gli organizzatori della rete di aiuti a Mladić.

2008 : il 21 luglio viene arrestato nella capitale serba Radovan Karadzić, ex presidente della Repubblica Serba. Da anni viveva e lavorava a Belgrado spacciandosi per un medico omeopata. Dopo l’arresto era stato trasferito all’Aja, dove si trova tutt’ora. Anche lui, come Mladić, respinge le accuse di genocidio e crimini di guerra.

2009 : l’11 luglio la televisione di Stato bosniaca diffonde immagini di Ratko Mladić (foto sotto), affermando che si tratta di riprese recenti. Non vengono rilasciate informazioni sul luogo delle riprese e su chi le ha trasmesse all’ente statale.

2010 : la giustizia serba incolpa 10 persone con l’accusa di aver aiutato Mladić durante la sua fuga. Nello stesso tempo il governo mette sulla sua testa una taglia di 10 milioni di euro. Un mucchio di soldi che alla fine hanno fatto cadere il muro di omertà che proteggeva l’ex generale.
Il 26 maggio scorso l’arresto, all’alba. Lo hanno trovato in una casa di Lazarevo, un villaggio a circa 80 chilometri da Belgrado.

Ora Mladić si trova all’Aja, dove i giudici del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia lo hanno incriminato per il genocidio di Srebrenica, per omicidio, sterminio, deportazione e persecuzione per motivi politici, razziali e religiosi commessi a Banja Luka, Bihać, Bijeljina, Bosanska Gradiška, Bosanska Krupa, Bosanski Novi, Bratunac, Brčko, Doboj, Foča, Gacko, Kalinovik, Ključ, Kotor Varoš, Nevesinje, Novi Grad, Prijedor, Rogatica, Sanski Most, Srebrenica, Teslić, Vlasenica, Vogošća e Zvornik e per l’organizzazione di una campagna di terrore contro la popolazione, in particolare per i bombardamenti e l’assedio di Sarajevo, che ha provocato migliaia di vittime.

(Fonte: Le Monde.fr/Redazione)