Il codice d’abbigliamento imposto dalla Repubblica islamica dell’Iran alle sue giocatrici di football potrebbe impedir loro di partecipare alle Olimpiadi di Londra del prossimo anno.
La loro tenuta, pantaloni lunghi, ampia e lunga t-shirt a maniche lunghe e uno stretto foulard in testa che copre persino le orecchie, ha d’altronde già causato la loro estromissione, venerdì scorso ad Ammann, in Giordania, dalla partita del secondo turno delle qualificazioni ai Giochi olimpici.
Un’estromissione per la quale Teheran ha inoltrato reclamo ai vertici della FIFA, argomentando che la tenuta delle atlete iraniane è conforme alla Costituzione della Federazione internazionale di football. Per tutta risposta, non solo la FIFA ha respinto il reclamo ma ha anche imposto alle atlete di vestirsi come tutte le altre giocatrici oppure di restare a casa.
Il regolamento della FIFA per le Olimpiadi di Londra 2012 statuisce che “i giocatori e i dirigenti non devono apporre sulle loro tenute slogan di natura politica, religiosa, commerciale o personale.”
Il governo iraniano ritiene che la tenuta delle sue atlete non sia né religiosa né politica né tantomeno impedirà alle ragazze di giocare e magari anche di vincere.
La questione rimane dunque aperta e verrà risolta a dipendenza di quale dei due campi accetterà di cedere. Però difficilmente si immagina che dai severi e barbuti Ayatollah di Teheran arrivi il permesso di indossare calzoncini e magliette per andare a correre dietro a un pallone di fronte a un pubblico di maschi “infedeli” scalmanati.