La morte (presunta morte ?) di Osama Bin Laden ha generato negli Stati Uniti un florido commercio. Dalla conferenza stampa dello scorso 2 maggio, quando il presidente Barack Obama aveva annunciato la morte del capo di al Qaeda, la rete è invasa da prodotti portanti il label “Osama”.

T-shirts e cravatte con slogan diversi: Obama got Osama, Yes we did, yes he died, Osama Ben la Dead, Has-bin Laden, Rest in hell.
Barattoli contenenti un non meglio identificato miscuglio chiamato Osama fish Food, in riferimento all’immersione (presunta immersione?) del cadavere di Bin Laden in mare. C’è poi la testa con una pallottola in mezzo alla fronte e la scritta Game over.
C’è il berrettino con la scritta Osama bin Laden sleeps with the fishes, la tazza Osama bin shot, lo skate board Osama dead at least. Eccetera.
In totale si contano circa 3900 articoli diversi a costi contenuti.

Gli acquirenti americani si dicono entusiasti e rivendicano apertamente il loro diritto di festeggiare la vendetta anche in questo modo.
La star di questo discutibile business è senz’altro Maurice Harary, 23 anni, studente di commercio a New York. Alle 3h30 del lunedì mattina seguente all’annuncio della morte di Bin Laden aveva registrato un dominio con il nome osamadeattees.com. Vi aveva venduto le prime magliette con l’effige del terrorista precisando agli acquirenti che era giunto il momento di essere fieri di essere americani.
Un successo immediato. Dopo due giorni Harary aveva già venduto magliette per un valore di 120mila dollari.
Il 6 maggio aveva annunciato pubblicamente la chiusura del sito e la fine del suo commercio. Pare avesse avuto una crisi di coscienza : “Celebrare la morte di una persona, qualunque essa sia, è immorale. Credo che questo non sia il miglior modo per fare soldi. Prometto di rimborsare tutti quanti.”