Insediato a capo del governo greco nell’ottobre 2009, per molti mesi il primo ministro George Papandreou ha rappresentato l’immagine del capitano coraggioso che tiene a galla e porta avanti un paese in balia del mare in tempesta.
Ma ben presto Capitan Coraggio ha dovuto rendersi conto di non poter combattere da solo e nell’aprile 2010 Papandreou ammette la gravità della crisi finanziaria in cui si trova la Grecia e decide di chiedere aiuto alla comunità internazionale.
La sua esperienza, le sue conoscenze in ambito internazionale, le sue amicizie (soprattutto con Dominique Strauss-Kahn) gli permettono di giungere in tempi brevi – malgrado l’opposizione della Germania – alla messa in opera di un piano di salvataggio da 110 miliardi di euro, evitando così il naufragio del suo paese.
Un anno è passato e sulla Grecia pende la minaccia di un default. Da settimane si discute di un secondo piano di salvataggio, in cambio del quale il paese deve adottare un regime di austerità spartano. Un’austerity che la popolazione non vuole e contro la quale è scesa nelle piazze.
In un primo tempo Papandreou era riuscito a far accettare il memorandum firmato con il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e la Commissione europea (la cosiddetta troika) e a tenere a bada le proteste dei sindacati.
Nell’autunno 2010, qualche mese dopo l’introduzione del piano di rigore, era anche riuscito a vincere le elezioni legislative, ma poi il vento era girato e la situazione era cambiata. La crisi del debito si era estesa a Irlanda e Portogallo, le tre famigerate agenzie di rating statunitensi avevano accelerato il degrado della nota della Grecia (attualmente si trova al livello CCC) e negli ultimi tre mesi del 2010 una recessione senza precedenti si era abbattuta sul paese.
Oggi Papandreou appare più che mai isolato, indebolito, messo di fronte ad un’opposizione interna ed esterna, preoccupato per la perdita di consensi anche nel suo partito, il Pasok, che come il popolo respinge categoricamente le misure di rigore imposte alla nazione in cambio degli aiuti internazionali.
Le linee generali del secondo piano di austerità e di privatizzazione erano state annunciate lo scorso aprile ma presentate al Parlamento solamente un mese più tardi. Una mossa sbagliata che non gli verrà perdonata. Nelle ultime settimane FMI e UE iniziano a perdere la pazienza. Nel Fondo non c’è più l’amico Dominique Strauss-Kahn e questa assenza si fa sentire nelle dichiarazioni anti-greche che contraddistinguono le sedute dell’istanza finanziaria: la Grecia fuori dall’Euro, la Grecia abbandonata a sé stessa. Sarebbe già stato fatto se questo non significasse una ripercussione grave anche su altri paesi.
Alan Greenspan, noto economista statunitense, ha previsto che il default greco è vicino ed effettivamente l’impressione è quella che il premier Papandreou abbia perso il timone e la Grecia stia lentamente affondando.
(Le Monde.fr/Redazione)