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Le recentissime statistiche dell’Ufficio Federale di Statistica rivelano che in Ticino il personale frontaliero impiegato nell’insegnamento è salito da 105 unità nel primo trimestre del 1998 a 836 unità nel primo trimestre del 2011. Ciò corrisponde ad un aumento del 696% in soli 13 anni.
Nell’ultimo anno (2010-2011) tale crescita in Ticino è stata di 153 unità (da 683 a 836), un eloquentissimo + 22,40%. Dato che indica un trend in continua espansione.

I dati statistici riguardano tanto l’istruzione pubblica quanto quella privata, presso la quale i frontalieri sono notoriamente superiori; infatti, come si evince dalla risposta data dal CdS all’interrogazione Quadri (n.204.09) i frontalieri attualmente impiegati nella scuola pubblica cantonale sono circa 72, di cui 17 assunti nel solo anno 2008/09.
Ciononostante crediamo che questo preoccupante trend sia pericoloso per un settore importante quale l’insegnamento oltre che per la nostra economia, al punto da richiedere maggiore attenzione e delle misure volte a contenerlo. L’insegnamento, stando ai dati dell’Ufficio Federale di Statistica, è infatti l’unica professione ad aver subito un incremento così marcato del numero di frontalieri negli ultimi 13 anni.
Se il fenomeno si ripetesse con lo stesso ritmo fino al 2020, una quota sempre maggiore del corpo docenti in Ticino verrebbe sostituita dai frontalieri.

Chiedo pertanto al Consiglio di Stato:
1. A quali cause attribuisce detto trend il CdS?
2. Il CdS reputa tale evoluzione priva di rischi per il benessere del nostro Cantone?
3. Se del caso, quali mezzi intende adottare il CdS per farvi fronte?
4. In che misura il percorso obbligato del DFA (SUPSI) concorre a disincentivare l’accesso alla professione di docente da parte dei cittadini svizzeri e domiciliati?

Michele Guerra
Cofirmatari: Giorgio Salvadè, Lorenzo Quadri, Michele Foletti, Amanda Rückert, Silvano Bergonzoli, Andrea Giudici, Armando Boneff, Sergio Morisoli, Gruppo parlamentare UDC