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Nelle ultime settimane abbiamo assistito in centro Lugano a diverse scene sconcertanti dove ragazzi italiani chiedono ai passanti se sei di Lugano, se sei a favore del reinserimento sociale dei giovani che escono dalla comunità e quindi, a seguito di una tua risposta affermativa, ti offrono una penna o altro gadget in cambio di almeno 10 franchi.

Questi giovani sono piuttosto insistenti e invadenti, si piazzano davanti a negozi e bloccano la gente che ne esce, soprattutto ragazzi, anziani e donne dall’aspetto fragile o vulnerabile.
Il tutto sembra essere molto ben coordinato e organizzato. A fronte di una domanda diretta della prima firmataria di questo atto parlamentare in merito al permesso ad effettuare questa “questua” la risposta è stata che loro erano autorizzati e che era grazie alla Città di Lugano se potevano aiutare i deboli.
Alla sua domanda “cosa c’entra la Città di Lugano” rispondono che “è grazie a loro che siamo qui e possiamo aiutare i giovani”, quando però ha chiesto “da quale comunità” le hanno risposto che “non ha importanza” e quando ha insistito nel chiedere “che tipo di comunità” hanno risposto che vanno aiutati i ragazzi “che escono da qualunque comunità”.

La stessa prima firmataria, dopo essere stata fermata due volte é rimasta a osservarli all’opera ed ha riscontrato che diverse giovani ragazze, anziani signore e signori, incapaci di negare il sostegno, hanno contribuito con diverse decine di franchi per poi scuotere la testa andandosene.
In effetti non è semplice, sollecitati tra capo e collo in mezzo alla strada, decidere con consapevolezza di un supporto a nobili attività, almeno stando a quanto affermato dai giovani “venditori”.
Quando poi si dovesse dir loro che non si crede alla loro storia gli stessi innocui e cortesi ragazzi accusano il malcapitato di essere contro i giovani, di non volere aiutare i più deboli e che se tutti facessero così i giovani che sbagliano farebbero una fine terribile (o cose abbastanza simili).

Ai sottoscritti firmatari, pensando che le associazioni riconosciute generalmente dalla fondazione ZEWO, utili e controllate quali la Croce verde, Caritas o la Lega contro il Cancro hanno diritto ad inviare una polizza al massimo due volte l’anno, oppure che piccole tombole organizzate da associazioni di quartiere e le assemblee genitori per raccogliere fondi, sono soggette a regole burocratiche, dichiarazioni, stima del valore dei premi piuttosto rigide, si moltiplicano i dubbi in proposito e dunque presentiamo a codesto lodevole Municipio i seguenti quesiti:

La situazione descritta è nota all’Esecutivo luganese?
I ragazzi in questione sono residenti in Ticino o perlomeno in Svizzera?
Sono giunte ai servizi di Polizia delle lamentele in proposito?
Essi sono effettivamente in possesso di un permesso e/o di un’autorizzazione alla vendita per scopi sociali?
Chi rilascia tali permessi e/o autorizzazione e su che base legale si fondano tali concessioni?
Che durata hanno tali permessi e/o l’autorizzazione?
Quali garanzie devono offrire i ragazzi o le non profit in questione per ottenere codesto permesso/autorizzazione?
Chi controlla dove finiscono effettivamente i soldi raccolti con questo sistema?
Quanti permessi / autorizzazioni vengono rilasciati in un anno? per quante persone?
Tali ragazzi pagano una tassa per il permesso/l’autorizzazione? quanto costa? Pagano poi le imposte sui soldi ricevuti?
I benefattori non dovrebbero ricevere una ricevuta in modo da poterla scaricare dalle imposte ?
È stato stimato l’importo in denaro che queste persone riescono ad ottenere? a quanto ammonta?

Francesca Bordoni Brooks, PPD
Marco Chiesa, UDC
Stefano Fraschina, Lega dei Ticinesi
Gianrico Corti, PS
Giovanna Viscardi, PLRT