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La SUPSI, e quindi le modalità di assunzione del personale da essa adottate, nonché la nazionalità e la residenza del personale medesimo, in particolare di quello docente, rivestono un chiaro interesse pubblico.
Che il tema sia sensibile lo stanno peraltro a dimostrare anche le stizzite esternazioni sulla nazionalità dei collaboratori da parte del presidente SUPSI.

Elementi in nostro possesso lasciano presagire la presenza, nella scuola, di “baroni universitari” italiani, che si portano poi appresso il proprio entourage di assistenti e collaboratori. Un modo di procedere che porta all’esclusione, nelle assunzioni, di candidati ticinesi con tutte le carte in regola (anzi, magari addirittura con migliori credenziali).
E’ chiaro che un tale fenomeno, se confermato, costituirebbe un danno per la SUPSI e per il mondo universitario cantonale, e chiamerebbe alle proprie responsabilità chi l’ha permesso e coperto.
Ci risulta inoltre, tra le altre cose, che di recente siano stati nominati 5 professori, di cui solo due in possesso di un dottorato, senza pubblico concorso ma solo con concorso interno.

In considerazione del fatto che tutte le università pubblicano sempre il CV ed i titoli di studio dei loro collaboratori scientifici, professori, ricercatori, ecc, ciò che invece nel caso della SUPSI avviene solo in modo parziale, chiediamo al lodevole Consiglio di Stato:
1. di indicare : a) nome, funzione, titolo accademico completo, ateneo di origine, dipartimento e istituto presso il quale sono impiegati; b) classe salariale, data di assunzione, età, nazionalità e luogo di residenza di tutti i docenti, ricercatori, assistenti, nonché di altre persone con mansioni d’insegnamento attive presso la SUPSI.

2. se corrisponde al vero che di recente sono stati nominati alla SUPSI 5 professori, di cui solo due in possesso di un dottorato, senza pubblico concorso ma solo con concorso interno?

Per il Gruppo parlamentare della Lega dei Ticinesi
Lorenzo Quadri, Silvano Bergonzoli, Massimiliano Robbiani, Mauro Minotti,
Fabio Badasci, Michele Guerra, Paolo Sanvido, Amanda Rückert