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Mercoledì il Parlamento greco ha approvato nuovi tagli e privatizzazioni per un totale di 78 miliardi di euro, un piano varato per evitare il fallimento del paese e necessario per ricevere la quinta rata del piano di aiuti da 110 miliardi di euro stanziati da Unione europea e Fondo monetario internazionale. 28,4 miliardi riguardano misure fiscali e 50 miliardi le privatizzazioni.
Il primo ministro greco George Papandreou ha suscitato sconcerto per aver espulso dal suo partito, il Pasok, il deputato Panayiotis Kouroumplis, il quale aveva votato contro la manovra. Un atto, quello del premier, che illustra appieno la tensione che regna nel governo.
Ora, per completare l’opera serve che il Parlamento approvi domani anche le misure destinate a realizzare il programma di risanamento.

Mentre in Parlamento si andava al voto, le strade attorno alla sede del governo erano assediate da migliaia di manifestanti. Violenti gli scontri con le forze dell’ordine, che hanno dovuto far ricorso ai gas lacrimogeni e alle pallottole di gomma. Nessuna vittima ma i feriti si contano a centinaia. Decine invece le persone arrestate.
La tensione era del resto già molto alta martedì, primo giorno dello sciopero di 48 ore indetto per protestare contro i tagli annunciati dal governo.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente della commissione Europea José Manuel Barroso, che alla vigilia del voto aveva dichiarato “Il parlamento greco deve accettare la manovra. Non esiste un piano B per salvare il paese dal default.”
“Un atto eccezionalmente coraggioso” sono le parole con cui la cancelliera tedesca Angela Merkel ha definito il voto favorevole dei parlamentari greci alle nuove misure di austerità.