Malgrado condanni l’atteggiamento delle forze di sicurezza nei confronti della popolazione e deplori le centinaia di vittime della repressione ordinata dal governo, la Nato non intende intervenire in Siria. Lo ha dichiarato oggi a Vienna il Segretario generale dell’Alleanza atlantica Anders Fogh Rasmussen.
“In Libia stiamo operando sulla base di un mandato delle Nazioni Unite e con il sostegno dei paesi della regione – ha detto Rasmussen – In Siria non vi sono condizioni simili.”
In diverse città siriane sono in corso dal 15 marzo violente proteste contro il regime del presidente Bachar al Assad. Il numero dei morti, dei feriti e delle persone arrestate, torturate e fatte sparire nelle fosse comuni non si conta nemmeno più.
I media occidentali parlano di 1’300 morti e di 10’000 persone arrestate, ma si tratta di cifre che non rispecchiano la realtà di quanto sta accadendo nel paese. Migliaia sono i siriani che si sono rifugiati ad Antakya, in Turchia, accolti nei campi profughi organizzati dalle locali organizzazioni umanitarie e dalla Croce rossa internazionale.
I carri armati siriani inseguono i fuggitivi e sembrano volerli stanare anche oltre il confine. Alla frontiera tra Siria e Turchia la situazione è molto tesa e si teme addirittura che possa culminare in uno scontro armato. Il primo ministro turco Erdogan ha convocato i capi dell’esercito, i servizi segreti e il ministro degli Esteri per esaminare lo scenario di possibili operazioni militari siriane in territorio turco.
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