Con una sentenza che ha suscitato molto clamore, giovedì 30 giugno la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato il governo francese per violazione dell’articolo 9 della Convenzione europea sulla libertà di religione.


Una condanna che riguarda il contenzioso che dal 1993 oppone lo Stato francese ai Testimoni di Geova, il cui statuto di associazione di culto è regolarmente messo in questione dalle amministrazioni francesi, malgrado il riconoscimento che esiste a livello giudiziario.

Da anni, in Francia la “setta” dei Testimoni di Geova viene sottoposta a regolari e severi controlli da parte delle autorità fiscali. Il contenzioso sorto con le autorità fiscali riguarda la tassazione degli incassi derivanti dalle donazioni dei fedeli. A norma di legge, le donazioni non sono tassabili e l’esonero fiscale viene applicato per le associazioni di culto e per le congregazioni.
L’importo totale reclamato dall’amministrazione fiscale per gli anni 1993-2010 ammonta a 57 milioni di euro. Nel 1998, dopo tre anni dalle prime tassazioni rimaste inevase, l’amministrazione fiscale aveva messo sotto sequestro i beni immobiliari, fra cui anche i luoghi di culto, intestati ai Testimoni di Geova in Francia.

Ritenendo di essere nel diritto di non pagare le imposte sulle donazioni, i Testimoni di Geova hanno accusato il fisco di trattamento discriminatorio e alla fine la Corte europea per i diritti dell’uomo ha dato loro ragione, argomentando che “le donazioni dei fedeli costituiscono la fonte essenziale del finanziamento del gruppo di culto. Vi è stata ingerenza da parte delle autorità fiscali francesi, in quando l’imposizione fiscale ha minacciato in maniera seria l’organizzazione interna, la sopravvivenza, il funzionamento e le attività religiose dell’associazione.”
La Corte europea esaminerà in una data ulteriore la questione della restituzione dei beni sequestrati, per un valore di 4.5 milioni di euro, oltre agli interessi.