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Data limite: 2 agosto 2011. Se per quel giorno non verrà aumentato il limite massimo del debito, attualmente fissato per legge a 14’294 miliardi di dollari, dovrà essere decretato il default degli Stati Uniti, l’impossibilità del governo federale di far fronte ai debiti in scadenza.

Per evitare questo scenario catastrofico, da settimane l’amministrazione Obama si adopera per portare i deputati repubblicani e democratici del Congresso a votare per questo aumento.
Attualmente i negoziati sono fermi, interrotti un paio di settimane fa per le incomprensioni che esistono tra le due formazioni politiche. I repubblicani condizionano il loro voto favorevole all’adozione di severi tagli al bilancio ma rifiutano l’aumento delle imposte, penalizzante – a loro dire- per il mercato del lavoro.
La situazione è molto grave. Il tetto del debito americano era stato raggiunto già alla metà di maggio e il Segretario del Tesoro Timothy Geithner aveva dovuto bloccare i versamenti di due importanti casse pensioni federali e usare quei soldi per onorare i pagamenti più urgenti.

Mercoledì 6 luglio il presidente Obama ha risposto su Twitter alle domande degli americani sull’economia del paese. La maggior parte delle domande erano incentrate sul debito e sui possibili scenari del 2 agosto.
“Non alzare il tetto del debito potrebbe creare una nuova spirale verso una seconda recessione, o peggio – ha detto il presidente – Un modesto aumento delle tasse per le persone ricche non ha alcun effetto nocivo sulla crescita dell’impiego.”
Al riguardo Obama ha evocato il periodo di espansione economica degli anni 1990, prima delle agevolazioni fiscali concesse ai più ricchi dall’amministrazione del repubblicano George Bush.