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Il Ministro pubblico sta esaminando la decisione del 30 giugno 2011 del Consiglio di Stato di bloccare su un conto vincolato presso la Banca dello Stato la metà dei circa 56 milioni di franchi derivanti dalle imposte alla fonte dei frontalieri italiani che lavorano nel nostro cantone.
Il motivo di questa manovra era quello di portare il governo italiano a togliere la Svizzera dalla lista nera dei paradisi fiscali ed avviare negoziati sulla riduzione della quota del ristorno, che attualmente è del 38,8%.

L’inchiesta della magistratura volge ad appurare se la decisione del governo ticinese costituisce un reato di abuso d’autorità, punibile dal Codice penale svizzero. Se sarà il caso, il Ministero pubblico aprirà un’istruttoria.
A favore del blocco parziale si erano espressi i Consiglieri di Stato leghisti Gobbi e Borradori, nonché il PPD Beltraminelli. La liberale radicale Sadis e il socialista Bertoli si erano detti invece contrari.
Senza dubbio a spingere al blocco dei 28.4 milioni di franchi aveva notevolmente contribuito l’atteggiamento di Berna. Il Consiglio federale è sempre apparso poco interessato a risolvere i problemi che l’Italia sta causando alla piazza finanziaria e all’economia del Ticino.
Quando il mondo politico del cantone aveva iniziato a ventilare l’ipotesi del blocco dei ristorni, il Consiglio federale aveva espresso il suo disappunto e aveva chiarito di essere l’unica istanza in diritto di attuare una simile misura.