Sette fattori di rischio per il morbo di Alzheimer. Sette fattori che sono la causa della malattia in almeno la metà delle persone che nel mondo soffrono di questa demenza degenerativa.
E’ quanto risulta da uno studio presentato martedì alla Conferenza internazionale dell’Associazione Alzheimer a Parigi.


I ricercatori dell’Università della California, incaricati di eseguire lo studio, hanno spiegato di essere stati sorpresi nel constatare che fattori quali l’inattività fisica o il tabagismo potessero contribuire in maniera tanto importante in questa malattia, quando invece li si collega maggiormente a malattie cardiovascolari.

La ricerca mostra che il 19% dei casi del morbo di Alzheimer nel mondo potrebbero essere legati ad basso livello di istruzione, il 14% al tabagismo, il 13% a uno stile di vita molto sedentario, l’11% alla depressione, il 5% all’ipertensione, il 2% all’obesità e il 2% al diabete.
Secondo un modello matematico riprodotto dagli scienziati, una riduzione del 25% di questi sette fattori di rischio potrebbe prevenire almeno 3 milioni di casi di Alzheimer nel mondo.
La prudenza resta d’obbligo, perché i risultati dello studio non sono ancora stati provati scientificamente. Non è ancora dunque dimostrato che il fatto di modificare questi fattori possa diminuire il numero dei malati. La prossima tappa degli scienziati è la realizzazione di uno studio su vasta scala, ma il tempo a disposizione è poco, in quanto la stima è che il numero dei malati a livello globale raddoppierà nei prossimi 20 anni, passando dagli attuali 36 milioni a oltre 70 milioni nel 2030.

Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa invalidante. Inizia generalmente dopo i 65 anni, ma può manifestarsi anche prima.
Il suo nome deriva dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer, che nel 1906 fu il primo a studiare e a descrivere questo disturbo. Oggi esso viene considerato una delle patologie a più grave impatto sociale, a causa della sua ampia e crescente diffusione, per la limitata efficacia delle terapie conosciute e per l’importante impatto in termini di risorse emotive, organizzative ed economiche che ricadono sulla famiglia dei malati.

I primi sintomi osservabili del morbo spesso vengono erroneamente considerati problemi legati all’età o causati dallo stress. Fra questi vi è l’incapacità di acquisire nuovi ricordi e la difficoltà nel ricordare eventi recenti.
In seguito i sintomi includono confusione, irritabilità e aggressività, sbalzi di umore, difficoltà nel linguaggio, perdita della memoria a lungo termine e progressive disfunzioni sensoriali.