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A che punto siamo con la crisi economica? Quanto è grave? Tra la gente comune la domanda sembra serpeggiare con maggiore insistenza. L’inquietudine è in crescita. Devo ritirare i soldi dalla banca?
Assisterò impotente all’annientamento del mio secondo pilastro? Sono preoccupazioni più che legittime
.

La situazione è seria, molto più seria di quanto traspaia sovente dagli organi di informazione.
Per fortuna il web è ancora uno spazio di libertà dove i pennivendoli di regime sono sbugiardati regolarmente da gente meno nota ma più preparata. Quando le crisi colpiscono la società, immancabilmente si mette in moto l'”operazione diversivo” e la ricerca del capro espiatorio. E’ lo sport preferito dei politici e degli intellettuali che ne fungono da stampella.

In questi momenti, dove non è possibile escludere a priori rivolte violente nemmeno tanto lontano da noi, la necessità di comprendere il perché e il per come determinate cose accadano è un esercizio che non si può più rimandare. I pifferai magici dello statalismo sono già in azione. Il rischio è di cadere dalla padella nella brace.
E’ sotto gli occhi di tutti che gli speculatori e il capitalismo siedono attualmente sul banco dei condannati (non sono nemmeno più imputati). Lo si legge e sente tutti i giorni e in tutte le salse. Sono menzogne. Peggio: Sono menzogne pericolose che porteranno ad interventi riparatori errati e quindi inefficaci.

Eccone alcune:
1) Quando vi raccontano che i governi sono in difficoltà per colpa degli speculatori che rubano e predano, beh, stanno alzando la cortina di fumo. Sono in difficoltà per colpa delle scelte effettuate dalle medesime caste al potere. Sono i governi e i parlamenti che hanno dimenticato la regola di base di ogni famiglia. Si vive con quello che si ha.
Gli speculatori, grazie a Dio, esistono e ci ricordano ogni giorno che i principi economici non sono un “optional”.
Viviamo pur sempre e ancora sul pianeta Terra. Programmi statali di spesa insostenibili, debiti pubblici elevati, corruzione, ecc. , non sono catastrofi naturali, sono frutti avvelenati di opzioni intellettuali errate.

2) Quando condannano un giorno sì e l’altro pure il capitalismo non puntano ad altro che scambiare la nostra legittima indignazione con la sottomissione al volere del burocrate e del parassita governativo di turno.
Il capitalismo, vale a dire il libero scambio di legittimi diritti di proprietà, è l’unico sistema morale che rispetta l’individuo. E’ l’unico che ci evita di vivere da servi. E’ l’unico che ci permette di votare ogni giorno, scegliendo, e di conservare i frutti del nostro lavoro (che detto per inciso sono di ognuno di noi e non dei pescecani abituati a vivere alla spalle degli altri).
Ci dicono che il capitalismo non ha etica né morale e che va corretto e moralizzato. Mentono ancora. Non è perfetto, ma correttamente inteso è l’unico che esalta la libertà e la responsabilità individuale. Non ci sono terze vie tra libertà e sfruttamento.

3) Ci dicono che necessitano di maggiori mezzi finanziari per fare il bene. Eppure il peso dello Stato nell’economia non è mai stato così grande. Quando si fermeranno? A che percentuale? Per non parlare poi degli effetti collaterali che già si vedono (disincentivi, ricerche di rendite durature, ecc.).

4) Si vogliono impegnare, e chiedono quindi più Stato, per finirla con “la privatizzazione degli utili e la socializzazione delle perdite”, cosa vera e vergognosa, per carità, ma non è forse altrettanto vero che questi fenomeni sono resi possibili unicamente da legislazioni statali?

5) Ci riempiono il cranio con le oligarchie bancarie che ci sfruttano. Ma dimenticano sempre di dire che il sistema monetario è basato sul monopolio della moneta stabilito per legge dallo Stato e sul potere, concesso dallo Stato, alle banche centrali, di manipolare i tassi di interesse. Ovviamente si guardano bene dal dire che questo non ha nulla a che vedere con lo spauracchio dell’ultra-liberalismo.

Avete mai letto il punto 5 del manifesto del Partito comunista del 1848: “Accentramento del credito in mano dello Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo”. Viviamo in un mondo dove le parole sono armi di manipolazione di massa. Resistere è possibile. E’ persino semplice.
Libertà e coercizione non sono la medesima cosa. Lo statalismo, il collettivismo non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai. Sono degli errori intellettuali che economisti liberali hanno demolito in modo più che convincente decenni fa.
Non è difficile fare una scelta di campo, basata sulla logica, e tirarne le conseguente. I privilegi li può concedere unicamente lo Stato.

Nel libero mercato ogni scambio è un atto di libera scelta, per definizione vantaggioso per entrambe le parti. La tanto amata lotta di classe, non in senso marxista ovviamente, è quella che vede contrapposto chi si guadagna da vivere nel libero mercato (o quel che ne rimane) ai socialisti di tutti i partiti che si appoggiano alla coercizione dell’appartato statale per assicurarsi il prossimo pasto.
Oltre ai soliti noti, i vari burocrati, nella lista dei principali privilegiati vanno inseriti anche gli attori del mondo della finanza. Senza le banche centrali, senza il monopolio sulla moneta, senza la possibilità di manipolare i tassi di interesse e di finanziare, fino a quando, debiti pubblici insostenibili non saremmo nel quarto anno di una crisi economica che sembra senza fine.

Ce lo dipingono come un mondo senza regole. Buffonate. Ricordiamocelo quando ci propongono più interventismo per migliorare le cose. Il cuore della crisi è lo statalismo selvaggio, criminale e ladro. Speriamo di non pagarne un prezzo troppo alto.

Gabriele Lafranchi – presidente Associazione Liberisti Ticinesi