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Cittadini ticinesi, che vivono e lavorano in Ticino, si vedono ridurre la paga (o aumentare le ore lavorative a stipendio immutato, che nella pratica è la stessa cosa) a causa del continuo crollo dell’euro, legato alle ben note vicissitudini di alcuni Stati membri di Eurolandia.
Il Mattino della domenica del 24 luglio us riproduce la lettera ricevuta nei giorni scorsi da una dipendente di un distributore di benzina del Mendrisiotto. La missiva dà seriamente da pensare.

Il tenore dello scritto è il seguente:

“Gentile Signora XXXX,
è con grande dispiacere che Le comunichiamo ciò che segue:
Come a Lei anticipato, il cambio Euro/CHF ci impone di adeguare il Suo orario di lavoro. Da attualmente 35 ore/settimana dal mese di agosto l’orario passerà a 40 ore la settimana. Nel caso in cui la quotazione dovesse risalire oltre CHF 1.35/Euro per almeno tre mesi di seguito, l’adeguazione all’orario di lavoro precedente si farà in maniera retroattiva dal momento in cui la quotazione ha oltrepassato tale limite.
Le ore fatte in più saranno compensate con ore di riposo alla pari. Rimane alla nostra discrezione di pagare in parte o totalmente le ore fatte durante il periodo indicato.
Se entro il 31 luglio Lei non dovesse accettare la modifica, questa lettera vale come lettera di disdetta del contratto di lavoro. Il contratto prenderà fine al 30 settembre 2011, lo stipendio attuale le verrà versato fino a tale data.

Con i nostri migliori saluti
ERG Petroli (Suisse) SA.”
Segue spazio per la firma di accettazione.

Simili iniziative configurano a giudizio di chi scrive un preoccupante esempio di dumping salariale; la supposizione che l’obiettivo finale dell’operazione sia quello di sostituire dipendenti residenti con personale frontaliero pagandolo meno, magari anche approfittando proprio della debolezza dell’euro, è quasi automatica.

Chiedo pertanto al lodevole Consiglio di Stato:
1. Come giudica il CdS pratiche come quelle sopra illustrate dal profilo della tutela dei dipendenti ticinesi?
2. Queste pratiche sono corrette?
3. Il CdS (tramite i suoi servizi) è a conoscenza di situazioni anologhe?
4. Il CdS non reputa che pratiche analoghe abbiano l’obiettivo finale di sostituire dipendenti residenti con frontalieri pagati meno?
5. Il CdS intende attivarsi per impedire, o quanto meno scoraggiare, tali pratiche?

Lorenzo Quadri, Lega dei ticinesi