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Il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas ha confermato oggi la sua decisione di portare le Nazioni Unite a riconoscere lo Stato palestinese. Una procedura che passerà dal Consiglio di sicurezza e contro la quale gli Stati Uniti opporranno il loro veto. All’Assemblea generale dell’ONU, riunita a New York dal 25 settembre una larga maggioranza di paesi, almeno i due terzi, è pronta comunque a votare a favore del riconoscimento.

Anche se non avrà nessuna valenza giuridica, il riconoscimento darebbe all’Autorità palestinese la legittimità internazionale per giustificare la proclamazione unilaterale d’indipendenza.
Il governo israeliano ha minacciato di risolvere il problema con l’annessione ad Israele dei territori della Cisgiordania occupati dai coloni. Abbastanza da far saltare in aria i bellicosi adepti di Hamas e scatenare il caos non solo nella Striscia di Gaza ma in tutti i territori occupati. Senza dimenticare il pericolo di un congelamento delle relazioni diplomatiche di Israele con Egitto e Turchia.

Per scongiurare questi pericoli la diplomazia si è già attivata. Barack Obama, che da sempre mira a rafforzare la politica araba degli Stati Uniti, non vuole apparire come un nemico dei palestinesi. Ma il veto all’ONU è necessario, in quanto il presidente subisce la pressione di un Congresso pro-Israele.
La Francia ha suggerito di allentare la tensione organizzando una conferenza dei paesi che sostengono la Palestina e di farne una conferenza di pace.

Iniziative e proclami che però restano vaghi, senza alcun termine concreto. Quello a cui si punta, anche se nessuno lo esprime, è che i palestinesi rinuncino alle loro pretese di uno Stato indipendente.
Uno Stato del quale il governo israeliano non vuole sentir parlare. In Cisgiordania sono insediati almeno 300mila coloni, oltre ai 200mila che vivono nella parte est di Gerusalemme. In progetto vi sono centinaia di nuovi alloggi. Impensabile, per Netanyahou, smantellare questi insediamenti e rimandare i coloni nel territorio di Israele. Il suo governo subirebbe uno scossone politico che metterebbe in serio pericolo una futura rielezione.