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Da mesi le tre agenzie di rating statunitensi tagliano a colpi di mannaia il livello di solidità delle nazioni e delle istituzioni finanziarie europee. Il top lo ha però raggiunto venerdì scorso Standard & Poor’s, con l’abbassamento della nota di solidità e affidabilità degli Stati Uniti, declassata da AAA a AA+.
Qui di seguito qualche annotazione per meglio definire queste agenzie


A cosa servono le agenzie di rating
Vedendo quello che hanno fatto in Europa, la prima risposta che viene in mente è che servono solo a fare un gran casino.
Ma volendo restare distaccati e professionali si può dire che un’agenzia di rating serve a far sapere agli investitori se la nazione o l’istituzione a cui prestano soldi è in grado di pagare il debito e con quale grado di affidabilità.
In teoria, l’agenzia valuta in maniera oggettiva e indipendente il rischio di fallimento e l’affidabilità nel ripagare il debito di uno Stato o di un istituto finanziario/economico.
Ogni agenzia ha la propria scala di valutazione, che parte da AAA (elevata capacità di ripagare il debito) e finisce a D (società insolvente).

A chi appartengono le tre agenzie di rating statunitensi
Moody’s dovrebbe essere indipendente, ma per il 13% appartiene al miliardario Warren Buffett. In virtù delle connessioni di Buffet con il mondo economico e finanziario si può dire che Moody’s non è indipendente, ma che appartiene al sistema bancario americano.
Fitch Ratings appartiene alla società finanziaria francese Fimalac.
Standard & Poor’s appartiene alla società finanziaria newyorchese McGraw-Hill Companies. Dunque, come per Moody’s si può dire che sostanzialmente appartiene al sistema bancario.

Quanto costa un giudizio sul rating
In quest’epoca in cui si sente parlare solo di miliardi e di migliaia di milioni si può dire che non costa molto.
Stando ai valori comunicati nel 2009, una società che desidera ricevere una nota sulla propria affidabilità deve versare all’agenzia di rating 70mila dollari all’inizio del processo di analisi e poi pagare un abbonamento “di sorveglianza” di circa 35mila dollari. Ad ogni emissione di un giudizio sul rating, l’agenzia percepisce una determinata commissione in base a percentuali fisse.
Dalle informazioni raccolte non è molto chiaro se sono obbligati a pagare anche gli Stati (Irlanda, Portogallo, Spagna, …) e le banche (italiane, francesi, …) che senza averlo richiesto, negli scorsi mesi hanno visto il proprio rating scaraventato impietosamente verso i livelli più bassi della scala di giudizio.
Oppure se questi soldi sono pagati solo da quelle istituzioni che espressamente fanno richiesta di un giudizio sulla loro solidità economica.

Chi decide il giudizio sul rating
Come prima risposta verrebbe da dire che le decisioni sul taglio del rating dei paesi e delle banche europee sono state prese dal governo statunitense e dalle grandi istituzioni americane. Ma restando imparziali si può dire che in teoria le note sul rating vengono prese in maniera indipendente ed oggettiva da un comitato formato da un massimo di 20 analisti.

Dalle informazioni raccolte non è possibile sapere chi fa parte di questi comitati. Si presume siano personaggi in stretta connessione con il governo statunitense e con le alte sfere degli ambienti economici. Le agenzie di rating dichiarano di tenere segreti i nomi di queste persone per proteggerle dalle pressioni e dalle minacce del mondo politico.
Sembra siano analisti profilati finanziariamente, con una formazione in economia e con esperienza nel settore pubblico, il che serve loro per meglio capire le problematiche di uno Stato.
Nessuno di loro avrebbe meno di 55 anni. I comitati chiamati a giudicare il rating devono infatti essere composti da esperti posati e con una lunga esperienza alle spalle, vicini alla pensione e dunque non desiderosi di fare carriera attribuendo giudizi sul rating troppo severi solo per il desiderio di apparire efficienti e preparati di fronte ai propri superiori.

(Redazione/Wikipedia/Le Figaro.fr)