Teneri nel loro coraggio da perdenti. Così Pierangelo Sapegno definisce i figli di Gheddafi in un articolo sul quotidiano italiano La Stampa. Di ognuno di loro fa un conciso e esauriente ritratto.


È riapparso davanti ai fucili alzati, con la maglietta verde e la barba lunga, quando dicevano che era già morto o prigioniero – si legge nell’articolo – Ma negli occhi disperati di Saif al-Islam, l’erede designato del Colonnello, c’è tutta la saga della Famiglia, questa storia di potere e pure di coraggio, alla fine. E di morte.
Lui era soprattutto un uomo di potere. Secondo il Financial Times, che cita i dispacci dei diplomatici americani a Tripoli, i Gheddafi papà e figli – una tribù di 7 maschi e di una donna, quasi sempre prepotenti e aggressivi, ma qualche volta persino teneri nel loro coraggio da perdenti – guidano una vastissima rete economica e possiedono importanti partecipazioni nel settore del petrolio e del gas, nelle telecomunicazioni, nelle infrastrutture, negli alberghi, nei media e perfino nella grande distribuzione.
Grazie al petrolio avrebbero accumulato un patrimonio di più di 100 miliardi di euro.


Il primogenito del colonnello è Mohammad, ha 41 anni ed è il presidente del Comitato Olimpico libico e capo della Libyana, una delle due aziende che gestiscono la telefonia mobile e le telecomunicazioni.
Era stato catturato l’altro giorno, in presa diretta, mentre al Jazeera lo intervistava a casa sua e lui stava dichiarando che «quello che sta accadendo in Libia è terribile e l’omicidio tra fratelli musulmani è una cosa che mi rattrista molto», proprio nel momento in cui i ribelli entravano con sventagliate di mitra e fucilate al soffitto davanti alle telecamere.
Solo che poche ore dopo, un gruppo di fedelissimi l’avrebbe già liberato.


Hannibal, 35 anni, si dice che sia riparato in Libano, nella terra di sua moglie, ma non ci sono certezze.
È raccontato da tutti come «l’ubriacone» e «grande dissipatore di patrimoni».
Nel 2008 provocò una crisi diplomatica con la Svizzera: picchiò due domestici marocchini in un albergo di Ginevra, e poi disse che se avesse avuto una bomba atomica avrebbe fatto sparire la Svizzera dalla carta geografica.


Moutassem, di un anno più giovane di Hannibal, tenente colonnello dell’esercito combatte assieme al padre, perché alcuni di questi figli, viziati, violenti e capricciosi, alla fine hanno scelto di restare e morire, e di perdere se stessi in questa guerra di vinti.
Al Arabiya ha raccontato che sta difendendo gli ultimi avamposti nelle strade di Tripoli, rintanandosi nella fortezza di Bab Al Aziziya.
Altre informazioni lo danno nascosto, sempre in compagnia del padre, a Sirte o Sabha, dove i Gheddafi possono contare su qualche alleanza tribale, su appoggi e nascondigli, prima di una fuga o di una bella morte.


Khamis è uno dei più odiati dai ribelli: lo chiamano «il macellaio». Ha 28 anni e si è già laureato presso l’Accademia Militare di Tripoli e poi all’Accademia Militare Frunzee a Mosca e all’Accademia di Stato Maggiore delle Forze Armate della Federazione russa.
Comunque sia, Khamis s’è conquistato la fama di un soldato senza pietà.
L’avevano già dato morto altre due volte e lui era sempre rispuntato da qualche parte, davanti alle sue truppe o accanto a un microfono, ad arringare i fedelissimi.


Al Saadi prima della rivoluzione progettava di fondare una nuova città nell’ovest della Libia e di farne una grande meta turistica.
Come calciatore ha giocato una sola partita nella Serie A italiana. In guerra, il papà l’aveva mandato a Bengasi per riconquistarla e solo le forze speciali l’avevano salvato dalla popolazione che stava quasi per farlo a pezzi.


Saif al Arabha 29 anni e sembra il gemello di Al Saadi: forse è morto in un raid della Nato il 30 aprile.
O forse, più probabilmente, si è ritirato nel suo rifugio dorato ad Isla Margarita, in Venezuela.


La figlia Aisha è avvocato, è stata delegata Onu per la lotta all’Aids, era nel collegio difensivo di Saddam Hussein e aveva difeso Muntadhar Zaidi il giornalista che aveva tirato una scarpa a Bush.
È una donna anche di potere, aveva interessi nel settore della energia e delle costruzioni, e in una clinica privata di Tripoli.
Intervistata dal New York Times, ha detto che ai suoi 3 figli parla dell’aldilà tutte le sere, prima di metterli a letto, perché devono abituarsi alla morte. Meglio delle favole.