La scorsa settimana, il Consiglio federale ha nuovamente mostrato i propri limiti nella gestione strategica del Paese.
La decisione di stanziare 2 miliardi di franchi svizzeri per compensare almeno in parte gli inconvenienti della forza della nostra moneta è tanto utile, quanto benvenuta. Non serve a nulla polemizzare sulla sostanza di questa decisione.
A creare qualche perplessità – pienamente condivisa dal sottoscritto – sono tuttavia la forma e la tempistica della decisione.
Il Governo chiede al Parlamento di deliberare in autunno una cifra considerevole. Ma si guarda bene dal dare da subito indirizzi precisi circa i destinatari, le modalità d’elargizione, le condizioni e altri aspetti importanti.
L’industria d’esportazione, il turismo e i consumatori stanno pagando a corto termine (in questi giorni e settimane!) il peso del franco svizzero nei confronti di euro e dollaro. I problemi di oggi lasciano presagire disastri nei prossimi mesi.
A mio giudizio, il Consiglio federale avrebbe dovuto intervenire più rapidamente e con maggiore precisione. Il coinvolgimento proattivo dei Cantoni e delle associazioni di categoria era fondamentale sin dall’inizio.
Nei momenti di crisi al Consiglio federale spettano decisioni coraggiose e immediate. La distribuzione di fondi a innaffiatoio a taluni settori nel corso dell’autunno è pericolosa, rischia di giungere tardiva e non risponde alle reali necessità.
Perché non pensare a importanti sgravi fiscali mirati e limitati nel tempo a beneficio dei settori colpiti? Perché non agire sull’IVA abbassandola drasticamente in questi settori per un periodo limitato? Occorrono misure efficaci per abbassare i costi con l’obiettivo di mantenere la competitività delle attività colpite.
Anche la proposta formulata dall’OCST di includere le ricadute dell’eccessivo valore del franco tra i motivi che possono dare accesso alle prestazioni per lavoro ridotto pare maggiormente efficace e utile. L’impiego di questo strumento viene oggi incomprensibilmente pregiudicato da un’interpretazione rigida della legge.
L’autorizzazione del lavoro ridotto viene negata poiché le conseguenze delle variazioni valutarie sono attribuite al normale rischio aziendale. Ricordiamoci che il lavoro ridotto nell’ambito dell’assicurazione disoccupazione è stato largamente utilizzato durante la recente crisi economica, evitando massicce riduzioni di posti di lavoro. Con un cambiamento di prassi immediato l’Autorità federale potrebbe quindi correre in aiuto a numerose aziende.
Attendo con interesse le prossime mosse del Consiglio federale. Sperando che prenda decisioni chiare e immediatamente applicabili. Anche se per forza non farà contenti tutti.
Marco Romano
Candidato PPD GG al Consiglio nazionale
www.marcoromano.ch