La nuova politica regionale, che avrebbe dovuto entrare in vigore ed essere attuata nel periodo 2008-2011, si è dimostrata un vero e proprio un flop.
A fine luglio infatti, si è venuti a conoscenza, quasi per vie traverse, che dei 51,6 milioni di franchi messi a disposizione dal Cantone e dalla Confederazione ne sono stati distribuiti solo 5,6 milioni, quindi il 90% dei fondi messi a disposizione è semplicemente andato perso, dal momento che – come ha dichiarato il direttore della Divisione dell’economia, Arnoldo Coduri – tale somma non verrà riportata nel prossimo credito quadro.
Da notare che nella Convenzione firmata con la SECO, nell’importo di 20’364’000 franchi assegnato dalla Confederazione al Cantone Ticino, vi sono 6’800’000 franchi quali contributi a fondo perso, ciò che costituisce una perdita secca per il nostro Cantone, oltre che una perdita d’immagine verso i cittadini e anche di credibilità verso la Confederazione.
In un momento in cui si chiede giustamente alla Confederazione di assumere un ruolo incisivo per rafforzare e difendere gli interessi del Ticino, quanto non fatto in ambito di sviluppo regionale (che interessa dunque tutto il Cantone) la dice lunga sulla progettualità e la volontà dei nostri governanti cantonali.
Se queste cifre fossero definitivamente confermate, per il nostro Cantone questa situazione rappresenterebbe un vero e proprio smacco, che ha cause e responsabilità politiche che non possono e non devono essere relativizzate o nascoste.
In un momento delicato per la nostra economia e per lo sviluppo di tutto il Ticino, il non essere riusciti a far partire i progetti sul piano regionale e sul territorio, che pur ci sono, per i ritardi accusati nell’allestimento del Regolamento d’applicazione della legge – e di riflesso nella costituzione degli Enti Regionali di Sviluppo e delle relative agenzie – non è certamente accettabile.
In altri Cantoni, come Vallese e Grigioni, l’iter è stato decisamente meno macchinoso e, a quanto è dato sapere, i fondi messi a disposizione sono stati in gran parte utilizzati.
In Ticino, il ritardo nell’ approvazione della Legge cantonale d’applicazione, la mancata gestione di un periodo ponte nel passaggio dalle Regioni di montagna alle Agenzie di sviluppo e la decisione – assai sospetta – presa all’indomani delle elezioni cantonali del 2007 di attribuire congiuntamente la politica regionale al Dipartimento delle Istituzioni (DI) e al Dipartimento Finanze ed Economia (DFE) hanno di fatto bloccato tutto.
Nei confronti di questa situazione e di questo flop, la Direzione del DFE ha le principali, per non dire esclusive, responsabilità, se si considerano pure le resistenze e la mancanza di flessibilità da parte della Divisione dell’economia nell’integrare il programma di attuazione, in particolare per quanto concerne il sostegno e il finanziamento dei progetti regionali.
Tali procedure risultano infatti molto complicate e burocratiche.
Sintomatiche sono al riguardo le considerazioni dell’ex Capoufficio dell’Ufficio cantonale delle regioni di montagne, Tarcisio Cima, che, sul GdP del 19 agosto 2011, oltre ad evidenziare le mancanze del DFE, mettono bene in luce le inadeguatezze di tutto il progetto, sostenendo addirittura che se i fondi a disposizione non sono stati utilizzati è anche perché “…uno non sapeva neppure a chi rivolgersi per riceverli.
E chi ha trovato l’interlocutore (in genere le vecchie Regioni LIM) si è visto confrontato con condizioni impossibili e con un iter burocratico che sembra fatto apposta per scoraggiare chiunque.”
Chiedo pertanto al lodevole Consiglio di Stato di:
– Fornire dati precisi (sussidi a fondo perso, mutui agevolati ecc.) sul totale dei fondi assegnati al Ticino da Cantone e Confederazione nell’applicazione della politica regionale nel periodo 2008-2011, e sul relativo utilizzo.
– Spiegare i motivi reali per cui non sono stati utilizzati i fondi concessi e gli ostacoli incontrati.
– Spiegare cosa non ha funzionato nella promozione.
– Indicare, alla luce di quanto sopra esposto, perché, all’interno della Divisione Economia esistono al momento problemi tali da impedire un normale ed efficiente funzionamento dell’attività e cosa intende fare per il futuro.
– Fare il punto della situazione sugli ERS.
– Specificare cosa intende fare per scongiurare altri quattro anni di inattività, con il rischio di bloccare iniziative pubbliche e private.
Lorenzo Quadri, Lega dei ticinesi