Mentre Saif al Islam si dice pronto a continuare la lotta armata contro i ribelli, suo fratello Al Saadi è pronto ad arrendersi e a consegnarsi alla giustizia del CNT, il Consiglio libico di transizione.


I messaggi contraddittori che i due figli di Muammar Gheddafi hanno rilasciato mercoledì alla stampa rivelano il dissenso che ormai esiste nel clan.
Dal canale televisivo siriano Arrai, Saif al Islam – l’erede designato di Gheddafi – ha lanciato un appello al popolo libico affinchè prosegua la lotta ed ha messo in guardia i ribelli dall’attaccare Sirte, la roccaforte dei fedeli al regime.
I ribelli hanno infatti dato un ultimatum a Gheddafi: la resa entro sabato oppure attaccheranno Sirte e non cesseranno di combattere sino a quando l’avranno scovato.
Una minaccia che Saif al Islam ha deriso: “A Sirte ci sono 20mila soldati pronti a riceverli. Che vengano.”

Il vice presidente del Consiglio di transizione libico non si cura dei proclami del figlio di Gheddafi e ritiene che i militari ancora fedeli al colonnello siano in realtà poche centinaia.
“La fine del regime è prossima. Gheddafi e i suoi figli verranno presto condotti di fronte alla giustizia – ha detto.
Il CNT ha anche precisato di non avere nessuna intenzione di consegnare Gheddafi al Tribunale penale internazionale dell’Aja, che invece lo vuole processare per crimini contro l’umanità.

Dal canale satellitare al Arabya, l’altro figlio di Gheddafi, Al Saadi (che si troverebbe in Algeria con parte della famiglia) ha dichiarato che non si oppone alla legittimità del CNT e che è pronto a tornare a Tripoli per consegnarsi alla giustizia, qualora questo farà cessare i combattimenti.
Il CNT ha risposto favorevolmente e trattative per il suo rientro sarebbero già state avviate: “Al Saadi Gheddafi è pronto a tornare a Tripoli – ha comunicato Mahdi Harati, vice presidente del Consiglio militare del CNT – Non ha ancora preso una decisione definitiva, ma se vorrà arrendersi gli garantiremo la nostra protezione.”