La crisi impone ai regolatori internazionali lo studio di nuove norme per gli istituti finanziari operanti in Europa e stando all’agenzia Bloomberg diverse grandi banche pensano di passare al contrattacco trasferendo le proprie attività fuori dal continente.

Fra le banche che pensano all’esodo vi è anche UBS, che secondo gli analisti di Bloomberg starebbe studiando le soluzioni necessarie per veicolare parte del business tramite società che hanno sede legale in altri paesi, dove le tasse da pagare sono inferiori e i requisiti in termini di capitalizzazione e liquidità sono meno onerosi.
Non è proprio una novità. Mesi fa il CEO di UBS Oswald Grübel aveva ventilato l’ipotesi di trasferire all’estero parte del capitale della banca se il Consiglio federale avesse applicato le misure di controllo riguardanti le imprese considerate troppo grandi per poter fallire, le too big to fail.

Se questo si realizzasse, se le maggiori banche europee si trasferissero ad esempio a Hong Kong o a Singapore, le piazze finanziarie perderebbero il ruolo di cardine dei mercati globali, così come rilevanti introiti fiscali, inclusa la tassa sulle transazioni finanziarie, qualora questa venisse approvata.
E’ vero però che tra il dire e il fare la distanza è molta. Nel 2010 il governo britannico aveva imposto una tassa del 50% sui bonus bancari superiori alle 25’000 sterline e le banche avevano minacciato un esodo di massa verso paesi dal regime fiscale più leggero, ma niente era successo.

(Fonte: Bloomberg.com/Valori.it)