I negoziati per una resa pacifica della città di Bani Walid sono stati interrotti. Lo ha comunicato giovedì un capo militare del CNT, il Consiglio libico di transizione.


Si attendono dunque gli ordini per attaccare la città, dove si pensa sia nascosto Muammar Gheddafi, un paio dei suoi figli e gli ultimi fedeli del regime. L’ultimatum per la consegna di Gheddafi ai ribelli era stato fissato a sabato 10 settembre, ma di fronte al fallimento dei negoziati potrebbero essere possibili sviluppi diversi da quanto stabilito in precedenza.

Muammar Gheddafi si è fatto sentire oggi in una registrazione audio ed ha detto di essere ancora in Libia, smentendo così le voci di una sua fuga in Niger o in Burkina Faso.
Il colonnello, di cui non si conosce l’esatto nascondiglio ma che potrebbe essere nella roccaforte di Bani Walid, ha promesso che gli attacchi contro i ribelli saranno intensificati, anche se i rivoltosi controllano la maggior parte del paese.

Il governatore della Banca centrale libica ha intanto annunciato che per procurarsi liquidità, negli ultimi giorni del regime Gheddafi ha venduto a commercianti locali circa il 20% delle riserve d’oro della Libia, per un valore di almeno un miliardo di dollari.
Nel frattempo l’autorità del Consiglio nazionale di transizione si installa progressivamente a Tripoli. Il numero due del CNT, Mahmoud Jibril, è infatti giunto mercoledì nella capitale.
Venerdì il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite discuterà di una missione Onu di tre mesi in Libia, allo scopo di aiutare il nuovo potere a ricostituire le forze di polizia e la giustizia e per preparare le elezioni.