A seguito di un cortese cenno da parte di Idea Liberale riportiamo l’articolo pubblicato da Sergio Morisoli sul Corriere del Ticino lo scorso 13 settembre.

Realismo a Berna partendo dai cittadini


Il mio agire politico parte dalla realtà e non muove da un’ideologia che vuole conformare la realtà all’ideologia. Le soluzioni si cercano dal basso, stando con chi vive la realtà, la quale, con i suoi lati positivi e negativi supera di gran lunga qualsiasi fantasia ideologica.
Il politico oggi deve fare un bagno di umiltà e riprendere a incontre gente, sentire imprenditori, banchieri, mamme, disoccupati, ammalati, stranieri, frontalieri, lavoratori, operai, agricoltori, anziani, giovani non per spiegare loro come si fa nei stravecchi comizi elettorali, le ricette che ha in mente, ma per capire i loro problemi e le loro intuizioni (magari imperfette) per risolverli.
Si tratta di agire in prossimità del cittadino, altro che inventare organizzazioni burocratiche di partito che da anni dicono che bisogna migliorare la comunicazione. Bisogna ascolatare e agire di conseguenza. Il politico è tale se sa trasformare un’esigenza anche “grezza” in una soluzione conforme alle leggi, ma prima di tutto se ha la volontà di mettersi al servizio di chi gli suggerisce problemi e parti di soluzioni.

L’arte politica è raccattare pezzi di realtà in apparenza contrastanti e banali e di metterli assieme per muovere e cambiare una situazione brutta o per migliorarne una già mica male. E’ una sorta di macchina di Tinguely, fatta da pezzi scartati, a volte orrendi ma combinati con amore e cura così da muoversi addirittura in modo armonioso e sincronizzato, per diventare opera.
Mi adopero a partire quindi dal basso, rispettare e valorizzare le persone anche quelle più semplici e innalzare il loro “sentire” la realtà nell’arena politica come esperienza di vita e non schierandomi in difesa di modelli preconfezionati sorpassati.
In questa campagna mi sto calando ancora più che in quella di aprile in questo ruolo e l’ambiente diretto di Lega e UDC mi aiutano molto. A Berna, nella Camera dei Cantoni, occorre far giungere il più genuinamente possibile l’esperienza della realtà locale, e la realtà non è né di destra né di sinistra è semplicemente vera.

Al Consiglio degli Stati ci voglio andare perchè ho qualche cosa da dire e da proporre, non perché me lo sono inventato o studiato ma perché me lo sono fatto raccontare spiegare da chi vive la realtà in prima persona. Ho iniziato nel Mendrisiotto il mio ascolto (che proseguirò anche nel luganese, bellinzonese, locarnese e nelle valli) perché ritengo il Mendrisiotto il laboratorio a cielo aperto che anticipa quelli che sono e saranno i problemi della Svizzera futura se non ci si dà una mossa, ma anche perché ricco di opportunità. In questa regione si sovrappongono innumerevoli problemi a cui la politica federale deve dare risposta: frontiera colabrodo, reciprocità inesistente con l’Italia, dumping salariale, disoccupazione giovanile, traffico intasato, Alptransit rinviata all’infinito, inquinamento, microcriminalità d’importazione, flussi migratori incontrollati, insicurezza personale, aleatorietà franco-euro, concorrenza commerciale sleale, la farsa dello svincolo di mendrisio, dei collegamenti fintinuovi ferroviari con l’italia, il traffico passivo dei camion, posti federali andati e altro ancora.
La gente del Mendrisiotto, nonostante stia pagando più di chiunque altro gli accordi bilaterali e la dimenticanza Bernese, non è razzista. Anzi, è generossima e tollerante, è civilmente esemplare; ma vuole risposte a questi problemi che non sono inventati ma veri da mattino a sera e da sera a mattina. Alla Camera dei Cantoni occorre portare queste esperienze, ci voglio andare per dare voce al vissuto di questi cittadini, battermi affinché i burocrati, i tecnocrati e i turboeuropeisti dei vari Dipartimenti federali vengano in un Cantone di frontiera a vedere quale è la realtà.

Facciamo in modo poi che il Consiglio degli Stati sia il luogo in cui sono i Cantoni e le loro autonomie ad avere la supremazia. Per questo ci vogliono le due persone giuste, che ascoltano e imparano dalla gente, e perciò hanno qualche cosa di vero da raccontare, qualche cosa di vissuto da offrire ai colleghi in quella Camera, poi si faranno le leggi giuste. Prima però ci vuole la passione per portare alla camera alta la verità. E la verità è la realtà, cioè la vita dei cittadini che vogliamo rappresentare. Del resto non si può amare la Svizzera in astratto, senza prima amare i suoi cittadini; prima di salvare il mondo salviamo la Svizzera.