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Quando manca un mese alle elezioni per le Camere e due mesi al voto per eleggere chi sostituirà Micheline Calmy Rey in Consiglio federale e alla guida del Dipartimento federale degli affari esteri, ecco che l’UDC rivendica un secondo seggio in governo e si dice ben d’accordo all’idea di prendere proprio il DFAE.

Un’eventualità che piace assai al presidente dell’UDC svizzero, Toni Brunner. Nei prossimi anni aumenterà probabilmente la pressione di Europa e Stati Uniti sulla Svizzera e dunque il DFAE necessita di una personalità forte. Capace di impegnarsi per difendere gli interessi del paese e che non si limiti a visite di Stato colme di sorrisi, veri o presunti, ma vuote di marcate prese di posizione.
A frenare gli entusiasmi della direttiva del partito ci pensa il segretario romando Claude Alain Voiblet – candidato al Nazionale – il quale ritiene che il DFAE non è un dipartimento prioritario come invece lo sarebbe, ad esempio, il Dipartimento dei trasporti. Ma ovviamente, precisa, si deve rimanere aperti a qualsiasi possibilità.

Sicuramente, un politico UDC al Dipartimento sinora occupato dalla socialista Micheline Calmy Rey significherebbe rimettere in questione l’intera politica estera condotta sinora, partendo verosimilmente dalla questione dell’immigrazione di massa. Un tema che verrebbe affrontato e gestito in maniera assai più incisiva.
E’ lecito pensare che sia i partiti della destra, sia Economiesuisse si opporrebbero agli Affari esteri in mano dell’UDC.
Poco galante è il commento al riguardo del Consigliere vallesano agli Stati dei Verdi Luc Recordon, secondo cui un Consigliere federale UDC per questo dipartimento rappresenterebbe un caso di problematica d’immagine. Dirigere gli affari esteri presuppone infatti una certa eleganza, un certo savoir faire e una correttezza di linguaggio che in questo partito fanno difetto.

(Fonte: Le Matin.ch)