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Oggi le Commissioni parlamentari incaricate del dossier esaminano il nuovo contenzioso fiscale con gli Stati Uniti. Il Consiglio fe­derale ha sottoposto alle Camere un rapporto aggiuntivo all’accor­do di doppia imposizione con il governo di Washington, il quale prevede assistenza amministrativa non limitata a casi sin­goli qualora sussiste il sospetto di evasione fiscale.

Christoph Blocher, leader dell’UDC, si esprime oggi dalle pagine del Corriere del Ticino riguardo a questa controversa questione. Riportiamo qui di seguito alcuni passaggi del suo intervento.

Riguardo al nuovo contenzioso fiscale Svizzera-Stati Uniti, Blocher ritiene sia una proposta che “viola in modo flagrante il segreto bancario svizzero ed è retroattiva. Ed in Svizzera non è possibile fare leggi retroattive. L’UDC non solo respingerà la proposta in Parlamento ma lancerà anche un referendum.
… Se accettiamo questo modo di procedere verso gli Stati Uniti dovremo fare altrettanto nei confronti degli altri Stati aderenti all’OCSE. Se l’OCSE, di cui noi siamo membri, richiede in simili casi l’unanimità dei membri. Se quindi noi invece di piegarci manifestiamo il nostro rifiuto, l’OCSE dovrà prenderne atto.”

“Il mio punto di vista, anche nel caso UBS, è sempre stato il seguente: se le banche si comportano in modo scorretto, allora devono assumersene la responsabilità e pagarne il prezzo. È ora di finirla col ritornello “Gli americani fanno pressione e ci ricattano” … Se le banche infrangono le leggi devono assumersene tutte le conseguenze. C’è un’altra procedura nell’ambito dell’accordo di doppia imposizione fra la Svizzera e gli Stati Uniti: vale a dire esaminare caso per caso.
Certo, anche qui bisogna che il Consiglio federale assuma le proprie responsabilità. E a quanto pare non intende farlo: vuole scaricare la responsabilità prima sul Parlamento e – se ci sarà un referendum – sul popolo svizzero.

Riguardo alla truffa da 2.3 miliardi di franchi perpetrata da un trader di UBS Londra, Blocher commenta che “Fin dall’inizio io ho proposto di separare l’Investment banking delle nostre grandi banche all’estero dalla gestione patrimoniale e dai prestiti ipotecari e altre attività che si svolgono prevalentemente in Svizzera.
Noi abbiamo rilanciato questa proposta la settimana passata in Parlamento e purtroppo i socialisti non ci hanno sostenuto. Adesso, probabilmente, hanno cattiva coscienza perché ieri l’altro, nel dibattito sul «too big to fail» hanno cercato di fare una goffa giravolta proponendo all’ultimo minuto una proposta di rinviare al mittente l’oggetto per riconsiderare un’eventuale separazione dell’Investment banking.”