Non passa giorno senza che si senta una certa parte politica parlare di tolleranza, democrazia e libertà di espressione. Quando però è l’UDC a far uso della libertà di espressione, ecco che i presunti paladini della libertà si scagliano contro le sue affermazioni e contro i suoi manifesti, chiedendone la rimozione o, peggio, lasciandosi andare a veri e propri atti di vandalismo e di danneggiamento.

L’ultimo eclatante esempio in ordine di tempo è il danneggiamento di alcuni manifesti dell’UDC retica ad opera (udite, udite!) del presidente dei giovani socialisti grigionesi e di un granconsigliere dello stesso partito.
Purtroppo, anche in altri cantoni la furia di questi falsi tolleranti si scaglia contro l’UDC: manifesti strappati, imbrattati, ricoperti d’ingiurie e di simboli sinistri che poco hanno a che vedere con il pensiero patriottico dell’UDC.
Anche il Ticino non sfugge a questa tendenza e ai manifesti del nostro partito vengono aggiunte svastiche et similia, segno di scarsa conoscenza della storia da parte degli autori, oltre che di inciviltà.

Ancora più inquietanti sono gli attacchi rivolti a persone vicine al partito o a loro beni: a Zurigo l’auto del responsabile dell’agenzia pubblicitaria a cui fa capo l’UDC è stata data alle fiamme poco tempo fa, in gennaio il consigliere nazionale Hans Fehr è stato vittima di un’aggressione, mentre la casa di Oskar Freysinger è stata bruciata qualche anno fa.
Nonostante tutti questi attacchi, in Ticino vi è ancora chi chiede al Consiglio di Stato perché la polizia ticinese abbia partecipato, unitamente ad altre polizie cantonali, al servizio d’ordine per la festa della famiglia organizzata dall’UDC a Berna lo scorso 10 settembre!

Quanto alla censura, come dimenticare le richieste di non affiggere i manifesti riguardanti l’iniziativa contro l’edificazione di minareti o l’iniziativa per l’espulsione dei criminali stranieri, come non ricordare le opposizioni di taluni alla campagna “Bala i ratt” dell’UDC Ticino, la decisione dei giorni scorsi delle FFS di non esporre manifesti elettorali dell’UDC in stazione a Zurigo o ancora il rifiuto di alcuni cinema di trasmettere uno spot UDC assolutamente inoffensivo.
La lista di esempi di danneggiamenti o censure nei confronti dell’UDC potrebbe essere molto più lunga, ma risulterebbe inutilmente tediosa.

Concludo, confortato dalla certezza che l’UDC non si lascerà intimidire da queste azioni e che continuerà a difendere e diffondere le proprie idee, auspicando che vi sia unicamente un confronto (anche duro) sulle idee, come si suole in democrazia. Quella vera, non quella “farlocca”.


Luca Paltenghi
Segretario generale
Giovani UDC Svizzera
Candidato UDC Ticino al Consiglio nazionale