La casa editrice Harper & Collins ha pubblicato il libro del giornalista e Premio Pulitzer Ron Suskind “Confidence Men: Wall Street, Washington, and the Education of a President”, un impietoso ritratto del presidente statunitense Obama e della sua amministrazione, costruito attorno a colloqui con diversi funzionari presidenziali e dopo una lunga intervista con lo stesso Obama.


500 pagine al vetriolo e 746 interviste realizzate con 200 personaggi, fra i quali – appunto – anche il presidente.
Da questo libro Obama e il suo staff escono male. Emerge il ritratto di un team politico corroso da invidie, rivalità, atteggiamenti maschilisti e spesso infantili.

Fra gli intervistati c’è ad esempio Christina Romer, ex presidente del Gruppo dei consiglieri economici della Casa Bianca, la quale racconta come in un’occasione era stata esclusa da una riunione di questo gruppo dal principale consigliere economico del presidente, Lawrence Summers: “Mi sono sentita come una bistecca – ha commentato.
Il prepotente Summers, che viene descritto come un despota che mantiene in stato di perenne frustrazione diversi consiglieri economici del team presidenziale.
Barack Obama, “un principiante, seppur brillante” sarebbe incapace di farsi obbedire dal suo team di consiglieri e ministri. Come era accaduto ad esempio nel 2009, quando aveva chiesto all’allora ministro delle Finanze Timothy Geithner l’elaborazione di uno studio sull’eventuale divisione in due parti distinte della banca Citigroup.
Un rapporto che sta aspettando ancora oggi, in quanto Geithner non ha “tempo da perdere con certe stupidaggini”.
Durante il colloquio con Suskind, Obama ha evocato dubbi personali ed ha ammesso che nei primi due anni di presidenza il suo governo era improntato alla tecnocrazia, più che altro prendeva decisioni in base alla sua esperienza. Ha parlato di forti similitudini fra lui e l’ex presidente Jimmy Carter – ricordato più che altro per la sua debolezza e la sua incapacità di gestire gli eventi in tempo reale. Un paragone tutt’altro che vincente.

All’uscita del libro la Casa Bianca ha protestato, asserendo che i dialoghi riportati non corrispondono al vero, contengono errori che danno un’idea totalmente sbagliata della Casa Bianca, del presidente e della sua amministrazione.
Suskind è stato accusato di imparzialità anche dal Washington Post, un giornale che non si è mai espresso a favore di Obama.