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Il “caso Morisoli” è una vicenda politica che ha suscitato l’interesse del pubblico e dei commentatori, con giudizi contrastanti e talvolta molto netti.
Parliamo oggi di questa vicenda, partendo dalla designazione di Sergio Morisoli quale candidato PLR proposto da Idea Liberale al Consiglio di Stato, per giungere al momento presente, che lo vede impegnato in una difficile battaglia dall’esito incerto per la Camera federale.

Ticino Live: Quando e come nacque l’idea di essere candidato di Idea Liberale sulla lista PLR per il Consiglio di Stato dell’aprile 2011? Idea Liberale aveva considerato altre personalità?
Sergio Morisoli: Devo dire che io non ero tra i fondatori della Rosa dei venti poi diventata Idea Liberale. Lasciato nel 2007 il ruolo di segretario generale del DFE, ero fuori dalla politica cantonale. Alcuni mesi dopo la fondazione fui contattato da alcuni di loro per verificare se volessi dare il mio contributo politico a quel gremio. Accettai.
Allora si trattava di discutere e decidere se IL doveva essere una forza all’interno del PLR oppure un nuovo partito di centro destra. Venne deciso che lo sforzo era da fare in favore del PLR, come ultimo tentativo e contributo per rilanciare la corrente liberale sempre più negletta dalla dirigenza.

TL: Accettò subito, senza esitare?
SM: A quel tempo non si parlava di candidature ma di fare politica liberale attiva con temi precisi. Solo nella tarda primavera 2010 si decise che alle elezioni 2011 l’ala liberale doveva correre per il Governo e per il Parlamento.
No, non accettai subito. Ho dovuto riflettere e accettai solo a patto che la mia discesa in campo fosse appoggiata da tutte le realtà (molto diversificate) che compongono l’area liberale del PLR ma anche fuori.

L’APPARTENENZA A COMUNIONE E LIBERAZIONE

TL: Pensò sin dall’inizio alla possibilità che un’ampia porzione del partito assumesse un atteggiamento di “non accettazione pregiudiziale” nei suoi confronti? Pensò alla possibilità che la sua appartenenza al movimento ecclesiale Comunione e Liberazione potesse discriminarla?
SM: Sin dall’inizio pensammo, e pensai, che per sopravvivere e forse rilanciarsi il PLR doveva fare di tutto per ritrovare il modulo 1 radicale + 1 liberale in Governo.
Sottovalutai le correnti interne assolutiste che invece volevano lo schema 2 radicali in Governo per eliminare definitivamente l’ala liberale.
Sottovalutai l’incapacità totale della dirigenza a gestire la campagna. Pensavo che a prevalere fosse una rinnovata progettualità del partito e quindi anche del buon Governo; evidentemente mi sbagliavo.
Pensavo che la mia appartenenza a CL potesse dar fastidio a qualcuno: alla combriccola canuta e bianca del partito, ma mai pensavo che i giovani e l’elettore medio di un partito liberale del XXI secolo fossero ancora così radicalmente non solo anticlericali ma così violentemente anticattolici e illiberali.

TL: Visto che siamo in argomento, ci parli di Comunione e Liberazione, associazione su cui se ne sentono un po’ di tutti i colori.
SM: Se ne è già parlato fin troppo a vanvera. La mia fede religiosa è stata sufficientemente calpestata e saccheggiata sulla pubblica piazza. Non ne parlo più. Chi voleva e vuole capire in buona fede ha già tutti gli elementi per farlo.
Dico solo che è un movimento di laici presente in oltre 80 paesi, riconosciuto formalmente dalla Chiesa cattolica come altre decine di movimenti simili per l’approfondimento della fede.

TL: Argante Righetti ha detto, con altri, che l’appartenenza a CL è incompatibile con il PLR. Che cosa gli risponde?
SM: Ad Argante Righetti e a quelli come lui non devo nessuna risposta. Si godano in pace la vecchiaia cullandosi nel mito statalista, nel pregiudizio anticattolico e rimembrando la cadregopoli che fu.

TL: Il partito accettò subito la sua candidatura o chiese a Idea Liberale una proposta alternativa?
SM: Mi risulta che il partito e il presidente della commissione cerca accettarono subito la candidatura. Poi fu sottoposta, e ne sono felice, a un esame approfondito, molto più che per altre candidature (parità di trattamento?) alla commissione cerca, alla direttiva cantonale, al comitato cantonale e al congresso.

GLI ATTACCHI DI ESPONENTI PLR IN CAMPAGNA ELETTORALE

TL: Vi è l’impressione che il partito avesse accettato la sua candidatura formalmente ma non sostanzialmente. Quale la sua reazione quando, in piena campagna elettorale, fu oggetto di duri attacchi da parte di esponenti dello stesso PLR?
SM: Quella di non reagire ma di tirare dritto. La dirigenza avrebbe dovuto reagire vedendo un suo candidato aggredito e sbranato per mesi e mesi all’interno del partito. Non mosse un dito.
Ma nemmeno gli altri candidati PLR, a parte quelli di Idea Liberale, espressero un minimo di solidarietà.

TL: Poi venne il voto. Ci ricordi il suo risultato rispetto a Christian Vitta, considerando solo le schede intestate al PLR.
SM: Il partito fece 27’155 voti di lista. Laura Sadis fece 67% di voti interni, Christian Vitta fece il 51% e io il 37%.
Ma interessante per me è vedere che i miei preferenziali interni sono praticamente identici ai preferenziali ottenuti dall’esterno, per il Gran Consiglio gli esterni sono addirittura superiori ai voti interni! Per il Governo solo Beltraminelli e Branda mi batterono, ricevendo più voti di me dall’esterno e dall’interno.

TL: Quale significato attribuisce a questi numeri?
SM: Beh, se considero che per una corsa importantissima solo 1 PLR su 3 mi ha votato per il Governo e se aggiungo che solo un po’ più di 1 PLR su 4 mi ha votato per il Gran Consiglio; ma soprattutto che comunque con il partito contro e sotto un bombardamento continuo ho fatto il quarto posto assoluto in Gran Consiglio, con una montagna di voti esterni, la conclusione la lascio a voi.

L’ABBANDONO DEL PLRT

TL: Dopo la sconfitta (ma anche Vitta non vinse…) lei abbandonò il PLR quasi subito, ma non il seggio parlamentare. Per questo fu accusato dal presidente e da molti. Ci racconti come andarono realmente le cose.
SM: Visto quanto mi fecero e non fecero (!) in campagna elettorale avevo capito che ero ormai “persona non grata”. Umanamente non potevo più rappresentare un partito che si era comportato così nei miei confronti e nemmeno sedere in un gruppo di parlamentari in cui nessuno di loro aveva mosso un dito o espresso una parola in mia solidarietà durante la campagna denigratoria.
Del resto, i numeri detti sopra mi obbligavano a non deludere gli elettori interni ed esterni che mi hanno dato una così grande fiducia. Perciò faccio il parlamentare indipendente, per loro rispetto e considerazione.

TL: Domanda brutale. Lei è un traditore? Si sente tale?
SM: Allora risposta brutale: Chi tra i dirigenti del PLR mi dà del traditore, prima dovrebbe spiegarci perché, negli ultimi anni, loro e il partito hanno tradito migliaia e migliaia di elettori liberali costringendoli a votare altro!

TL: Morisoli, è lei la versione moderna del Voltamarsina di don Francesco Alberti? L’elettore ticinese rifiuterà, oggi come ieri, un “voltamarsina”? O sarà disposto ad ascoltare le sue ragioni?
SM: Quando i cosiddetti “tuoi” ti massacrano con insulti e menzogne e non ti votano e non ti fanno votare, non hai scelta: devi decidere se smettere o continuare. Io ho scelto di continuare a far politica. Non ho cambiato partito, ho dovuto fuggire da quel partito per continuare a fare politica.
Ora, Lega e UDC mi danno l’opportunità di continuare a fare politica a livello federale potendo rimanere me stesso e spero di rappresentare anche molti “liberali indignados”.

TL: Il suo ex presidente Gianora ha detto: “Vogliamo essere liberali senza se e senza ma”. Una frase che può significare il superamento – o addirittura il rifiuto – del modello “PLR dalle due anime”. Ma non fu proprio questo modello a portare tanta fortuna e tanto potere al partito? Dove potrà andare un PLR gestito e dominato dai radicali? Quale spazio hanno le forze liberali residue nel partito?
SM: Guardi, se io ero il “male” per il PLR ora questo ostacolo non l’hanno più, ho tolto il disturbo come molti altri.
Non mi interessa quando, come e se l’ex partitone si risolleverà. Sono ormai problemi loro, problemi di un partito che implode su sè stesso, incapace di uscire dall’autoreferenzialità. I liberali non sono più solo loro, ma non accettano di perdere questo monopolio.

MORISOLI E L’ELETTORATO LEGHISTA

TL: Alcuni suoi avversari affermano speranzosi: “Morisoli non riuscirà a conquistare il grosso dell’elettorato leghista, poiché leghista vero non è.” Lei ce la farà? Cosa pensa degli aperti attacchi portati alla sua candidatura da Donatello Poggi? Possono danneggiarla seriamente?
SM: Senta, io so solo che molti ticinesi e molte piccole medie imprese ticinesi hanno problemi, che la piazza finanziaria è attaccata, che i giovani non trovano lavoro adeguato, che i salari scendono sempre di più per via della concorrenza in frontiera, che alla gente normale dopo aver pagato affitto, imposte e cassa malati resta troppo poco in tasca per vivere, che chi vuole intraprendere è ammazzato dalla burocrazia e dalle tasse, che siamo tagliati fuori dalla Svizzera a causa di una politica dei trasporti che è in ritardo di 20 anni e ci chiedono di aspettare fino al 2030!
Ecco, dico solo che io mi metto a disposizione per incidere su questi problemi. Altri che da oltre un decennio sono a Berna questi aspetti li hanno sottovalutati e ora vorrebbero risolverli in poche settimane. Ma per piacere…
Sapere poi se sono leghista al 100% o no, è come chiedersi – in mezzo a un incendio – se la tonalità di rosso del camion dei pompieri sia quella giusta.

TL: In conclusione, abbiamo parlato tanto del passato e poco del futuro. Ci parli di Berna, di Sergio Morisoli a Berna, del Ticino a Berna.
SM: Dico solo che voglio andare agli Stati per fare gli interessi dei Ticinesi e delle nostre aziende. Rappresentare il Cantone Ticino; difenderlo e promuoverlo; difendere la Svizzera dagli attacchi degli Stati esteri invidiosi e dalle organizzazioni internazionali antidemocratiche.
Difendere la Svizzera dal disfattismo interno di certi partiti e certi politici; ricuperare l’autonomia dei Cantoni contro il centralismo di Berna.
Creare alleanze con altri Cantoni per difendere interessi comuni: di frontiera, di montagna, di piazza finanziaria ed economica, di agglomerati urbani, dell’asse del Gottardo.
Promuovere una politica di centro-destra per il rilancio della prosperità e del lavoro in Ticino e in Svizzera; difendere i valori svizzeri non negoziabili: neutralità, federalismo, democrazia diretta, sovranità del popolo e dei Cantoni, autonomia e concorrenza fiscale dei Cantoni.
Favorire il risparmio e la proprietà privata individuale; abbassare imposte, tasse e balzelli per lasciare più soldi nelle tasche dei nostri cittadini, delle nostre famiglie e delle nostre piccole/ medie imprese e controbattere la politica europeista del Consiglio Nazionale.

TL: Le facciamo tanti cordiali auguri!

(Copyright Ticinolive, ottobre 2011. P.f citare la fonte)