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“Complotto americano, tam-tam organizzato”… questo e altro si era detto quando il 27 agosto scorso, la nuova direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde aveva chiesto la ricapitalizzazione urgente delle banche della Zona euro.

“Manca il tempo necessario per prendere le giuste decisioni – aveva dichiarato il 5 ottobre la Cancelliera tedesca Angela Merkel.
“Il capitale delle banche europee va rafforzato per avere un margine di sicurezza – aveva detto il 6 ottobre la Commissione europea. Due frasi che hanno segnato un radicale cambiamento di tono da parte degli europei.
Domenica 9 ottobre Angela Merkel riceve a Berlino Nicolas Sarkozy, dopo che questi sabato pomeriggio aveva incontrato Lagarde. I dirigenti tedeschi e francesi dovranno andare oltre le proprie divergenze nella speranza di concludere un piano di aiuto concertato prima del summit della Zona euro il 18 ottobre.

A metà settembre a Wroclaw, in Polonia, il ministro tedesco delle finanze Wolfgang Schäuble aveva rifiutato di mettere a disposizione altro denaro pubblico. Questa era stata la sua risposta al Segretario statunitense Timothy Geithner, che preoccupato dalla stabilità del settore finanziario aveva suggerito alla Zona euro di rafforzare i fondi di salvataggio per far fronte all’aggravarsi della crisi dei debiti sovrani.
Dal canto loro i francesi denunciano una campagna contro le loro banche, che in Borsa sono sballottolate in ogni senso e sospettano che le banche britanniche ci mettano del loro per alimentare le peggiori speculazioni.
La resistenza degli europei di fronte alla pressione dei mercati e dei loro partner internazionali si sgretola man mano che la crisi del debito si trasforma in crisi bancaria e proprio al centro della Zona euro.
A settembre le banche francesi, e non solo, iniziano ad avere difficoltà nei finanziamenti in dollari presso gli istituti di credito statunitensi. Questo prosciugamento del mercato interbancario costringe la Banca centrale europea e la Federal Reserve a mettere in opera un dispositivo eccezionale di finanziamento in dollari.
La fiducia tra le banche europee svanisce progressivamente sul fondo di contagio della crisi dei debiti. Le banche sono ritenute in grado di sopportare un default più o meno generalizzato della Grecia ma ci si interroga sulla loro capacità di resistenza in caso di naufragio dell’Italia o della Spagna.
Gli stress test di luglio non hanno fatto trasparenza. Le banche si gettano sulla liquidità offerta dalla banca centrale europea.
Finanziamenti che offrono una tregua di breve durata. Gli Stati Uniti e i paesi emergenti marcano stretti i ministri delle Finanze della Zona euro, in occasione dell’Assemblea del Fondo monetario a Washington il 22 settembre, per obbligarli ad agire rapidamente.

In Europa vi sono due correnti di pensiero. Alcuni Stati come il Regno Unito e la Svezia preconizzano un intervento massiccio per creare uno choc di fiducia. Dall’altro lato, la Francia non si fida di un’azione precipitosa che farebbe capire ai mercati che le banche hanno effettivamente un problema. Parigi teme di perdere il suo rating tripla A nel caso di un massiccio piano di ricapitalizzazione.
Le banche francesi si lanciano in una vendita di attivi, all’opposto dell’atteggiamento del Fondo monetario, che non si fida di una chiusura suscettibile di amplificare i rischi di recessione.
La Francia accetterebbe di ricapitalizzare solamente nel caso venisse chiamato in causa il Fondo europeo di stabilità finanziaria. Esattamente quello che la Germania vuole evitare, privilegiando il ricorso ai mercati e soprattutto il finanziamento nazionale dei piani d’aiuto.
Le tensioni fanno una prima vittima : la banca franco belga Dexia, che non si è mai rimessa in sesto dopo la crisi del 2008 e che a giorni verrà smantellata, dopo che in settimana il suo titolo, crollato del 40% in cinque giorni, è stato bloccato in Borsa.

(Ticinolive/Le Monde.fr)