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Esportazioni in calo, imprese che si riforniscono all’estero e cittadini che vanno a fare la spesa oltre confine. La situazione è preoccupante perchè con un valore minimo a 1.20 nei confronti dell’euro, il franco svizzero è ancora troppo forte.

Lo ha detto ieri a Berna in conferenza stampa l’Unione sindacale svizzera (USS), critica verso le “deboli” misure d’accompagnamento per salvaguardare i posti di lavoro.
“Attualmente assistiamo ad ogni forma possibile ed immaginabile di pressione sui salari – ha constatato Renzo Ambrosetti, copresidente del sindacato Unia – diminuzione dei salari, ore supplementari e non retribuite, salari in euro, fissazione del salario o durata del tempo di lavoro in funzione della fluttuazione del tasso di cambio.”

“Le misure di salvaguardia del mercato del lavoro portano risultati concreti soltanto con un corso del franco equo – sostiene l’USS – Se invece la nostra moneta viene sopravvalutata, nessuna misura sarà mai abbastanza incisiva.”
“Dobbiamo essere in grado di proteggere i salari da qualsiasi bizza del clima – ha dichiarato Paul Rechsteiner. Il presidente dell’USS ha chiesto che la Banca nazionale svizzera fissi ad un minimo di 1.40 franchi il cambio per un euro e che – in caso di mercati agitati – la BNS e il governo federale introducano maggiori controlli dei movimenti di capitale o limitino la negoziabilità del franco.

Riguardo alle misure di accompagnamento per la salvaguardia dei posti di lavoro, l’USS propone il controllo del 50% dei nuovi impieghi e delle imprese che richiedono nuovi collaboratori. In caso di dumping salariale dovrà essere considerata l’adozione di salari minimi
Inoltre, per evitare licenziamenti il periodo di disoccupazione parziale dovrà essere prolungato di 12-18 mesi.