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I ministri arabi degli Affari esteri riuniti domenica scorsa al Cairo hanno lanciato un monito al governo siriano, dando al presidente Bachar al Assad 15 giorni di tempo per cessare la sanguinosa repressione delle manifestazioni popolari.
Dalla metà di marzo sono migliaia i civili uccisi dalle forze del regime.
Se questo appello rimarrà inascoltato, come è prevedibile, la Siria verrà espulsa dalla Lega Araba.

La Lega ha anche deciso la formazione di una Commissione costituita dai ministri degli Esteri di Algeria, Sudan, Oman, Egitto e Qatar per “contattare i dirigenti siriani alfine di fermare ogni atto di violenza.”
Diverse organizzazioni umanitarie premono da tempo sulle Nazioni Unite affinchè indica un processo contro il regime siriano, ma è poco probabile che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu decida di compiere un tale passo.
Soprattutto per la mancanza di un reale coinvolgimento di paesi influenti come Stati Uniti, Gran Bretagna o Francia. Dai governi di queste nazioni potrebbero giungere posizioni decisive ma sinora si sono limitati a dichiarazioni di condanna scontate e di nessun effetto. Il massacro siriano non sembra essere prossimo ad una fine.