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L’agenzia di stampa russa RIA Novosti scrive che Saif al Islam Gheddafi è vivo e si trova ancora in Libia. Se comprovata, la notizia smentirebbe le voci di una fuga in Niger – o in Sudan – del secondogenito di Muammar Gheddafi.

Saif al Islam avrebbe dunque deciso di restare nel paese per allearsi con i capi tribali e organizzare la lotta contro il nuovo governo libico, rappresentato dal CNT, il Consiglio nazionale di transizione.
Le tribù libiche sono in gran parte storicamente fedeli al regime di Tripoli e oggi più che mai intenzionate a vendicare nel sangue la morte dei Gheddafi: Muammar e Moutassim, uccisi a Sirte il 20 ottobre scorso, Khamis, ucciso in battaglia alla fine di agosto e Saif al Arab, morto in aprile durante un raid delle forze Nato.
Uno scenario che fa temere l’insorgere di una lotta interetnica, con il Consiglio di transizione libico da una parte e le potenti tribù dall’altra.

La Libia è una nazione a forte contesto tribale. Sono oltre un centinaio le tribù sparse in tutto il territorio. Muammar Gheddafi aveva attribuito ad ognuna potere e controllo a livello regionale. Ogni capo tribù rispondeva direttamente al governo centrale, il quale – in cambio – concedeva una certa autonomia di azione. Privilegi che verranno meno quando il nuovo governo libico instaurerà il suo controllo nel paese.