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Le Nazioni Unite hanno simbolicamente indicato oggi diversi neonati come l’abitante numero Sette Miliardi della Terra. Affinchè la crescita demografica non porti a una lotta per le risorse primarie, i commentatori giudicano che la ripartizione debba essere fatta in maniera più giusta di quanto non si faccia oggi e che la crescita economica deve proseguire su basi più solide.

Per nutrire la popolazione mondiale e frenare la sua crescita, il quotidiano danese Berlingske punta su una crescita economica illimitata : “Dobbiamo restare fedeli al fatto che di per sé la crescita economica è una cosa buona. Non soltanto perché è la condizione del progresso tecnologico ma anche perchè un miglioramento delle condizioni di vita significa un relativo calo del tasso di natalità … Maggiore è il tasso di crescita dell’economia e minore è il tasso di nuove nascite.
Minore è il tasso di natalità e minor pressione viene fatta sulle risorse. E come non vi è alcuna alternativa alla crescita economica, allo stesso modo non vi è alcuna alternativa alla scienza quando si devono trovare soluzioni concrete a problemi concreti.
La scienza, la volontà di continuamente correggere quanto sappiamo e quanto crediamo di sapere, è decisiva per il progresso, la democrazia e la libertà. La scienza è l’inevitabile contropeso non tanto alla religione quanto ai dogmi religiosi e alle tradizioni statiche, che mantengono gli individui nella trappola della povertà e dell’assenza di una pianificazione familiare.”

La popolazione mondiale in piena crescita potrebbe essere tutta nutrita se le derrate alimentari e le risorse non fossero ripartite secondo gli interessi nazionali come accade invece oggi, scrive il giornale polacco Polityka : “In teoria, potremmo ben gestire sette miliardi di abitanti. In fin dei conti nessuna di queste persone mancherebbe di acqua, di calorie e delle necessarie risorse. Soprattutto perché potremmo sempre contare su scienziati pronti a trovare soluzioni a tutto …
In molti luoghi vi sono però particolari situazioni che causano problemi. I cinesi, i giapponesi e i coreani, ad esempio, viaggiano ovunque nel mondo per assicurare l’approvvigionamento dei propri connazionali. Acquistano immense regioni in Africa dove piantano i semi del cibo di cui avranno bisogno. Questa strategia genera ovviamente una resistenza da parte della popolazione locale, che si vede depredata delle proprie terre. Se è questo il modo in cui le derrate alimentari devono garantire la sicurezza nazionale, il rischio non è solo quello di una carestia ma anche di una guerra.”