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In un comunicato apparso ieri sul suo portale web, l’AITI, l’Associazione delle industrie ticinesi, scrive che “Il tempo delle attese è scaduto. Sta arrivando il tempo delle decisioni difficili per molte imprese ticinesi.”

“Sta arrivando il tempo delle decisioni difficili – si legge nel comunicato – per molte imprese ticinesi, costrette dalla forza del franco svizzero a incidere su ogni voce di costo aziendale e a comprimere, ancor più di quanto sia già stato fatto, i margini di guadagno, per cercare di mantenere i prezzi di vendita ad un livello che consenta di competere con la concorrenza internazionale.
Purtroppo, di fronte al tergiversare dei sindacati, non si potrà prescindere dalle negative ripercussioni sul mercato del lavoro.”

Se a breve non si troveranno gli accordi necessari fra tutte le parti in causa, l’associazione prevede una serie di conseguenze negative, come ulteriori licenziamenti e trasferimento in sedi estere delle installazioni di diverse imprese.

Per ovviare a questa difficile situazione l’associazione propone una serie di misure, che riportiamo in breve:
Un dialogo diretto e personale fra l’azienda e i suoi collaboratori, una “via privilegiata e opportuna, particolarmente nei momenti di crisi e di difficoltà.”
La possibilità di pagare i salari in euro o in altra moneta, una prassi legale e dunque attuabile. Facendo attenzione ad evitare il dumping salariale e attuando “un valore minimo di cambio di almeno 1 franco e 30 centesimi per euro come riferimento nella fissazione del salario.”
Attuare, laddove possibile in base alle domande del mercato, un temporaneo aumento non retribuito dell’orario di lavoro. Una misura già adottata (fra molte critiche) da diverse aziende.
Alta attenzione da parte delle autorità sul quadro economico ticinese e su quelle territoriale, con la consapevolezza “che il tempo stringe e le imprese sono ora chiamate a prendere le necessarie decisioni strategiche e operative per mantenere competitività e posti di lavoro.”