Oberato dai problemi derivanti dalla crisi del debito e indagato per un sospetto di falsa testimonianza in un procedimento giudiziario, Josef Ackermann, presidente uscente della Deutsche Bank, ieri ha rinunciato a un importante incarico voluto dai vertici dello stesso istituto.


Era infatti stato proposto per dirigere, dal maggio 2012, il Consiglio di sorveglianza della banca. Incarico che in un primo tempo aveva accettato. Ieri invece, come detto, ha fatto sapere di aver cambiato idea.

Per essere confermato a questo incarico Ackermann dovrebbe avere il sostegno di azionisti che rappresentano più del 25% degli aventi diritto di voto, un obbligo che implica viaggi, trasferte, riunioni, il tutto per eseguire un intenso lavoro di persuasione.
Ieri Ackermann ha fatto sapere di non avere il tempo per questo genere di attività promozionale, in quanto troppo occupato dalla situazione sui mercati finanziari a causa della crisi economica.
Oltre a ciò, lo svizzero che da dieci anni dirige la grande banca tedesca è coinvolto in un procedimento avviato dal tribunale di Monaco, per il sospetto di falsa testimonianza in una causa legale che coinvolge Deutsche Bank.

“Che si colpevole o meno, questo rischia di intaccare la sua credibilità presso gli azionisti – ha dichiarato una fonte vicina all’inchiesta – il che metterebbe a rischio il 25% dei consensi necessari per accedere alla presidenza del Consiglio di sorveglianza dell’istituto.
E’ anche possibile che Ackermann abbia rifiutato in quanto stanco di essere bersagliato dalle critiche dell’opinione pubblica, critiche severe malgrado i suoi eccellenti dieci anni di presidenza. Contrariamente ad altre banche del paese, Deutsche Bank non ha mai chiesto aiuto ai contribuenti.”

Lo scorso luglio, la banca aveva deciso di sostituire Ackermann con il duo formato dall’anglo-indiano Anshu Jain, attualmente capo della divisione dell’Investmente banking del gruppo e Jürgen Fitschen, economista esperto degli ingranaggi politico-economici in Germania.