Due pagine intere dedicate al “fenomeno Bignasca”. In questo modo si apre l’edizione odierna del domenicale Il Caffè, sulla scia dei recenti eventi che hanno visto coinvolti il Mattino della Domenica, il falso Mattino della Domenica, il 10 Minuti, Boris Bignasca, suo padre e l’avvocato Paolo Bernasconi.

A essere analizzato è il motivo (o presunto tale) del silenzio dei partiti e dei politici del Ticino di fronte alle esternazioni verbali e giornalistiche dei Bignasca.

Germano Mattei, del movimento MontagnaViva ritiene che i politici tacciono : “Perché hanno avuto paura di essere sbattuti in prima pagina, nudi o quasi, di essere messi alla berlina. Per questo tacciono. Hanno accettato supinamente questo stato di cose. Ma Bignasca ha dietro di sé solo il suo interesse personale o al massimo quello di Lugano.”
Werner Nussbaumer, dei Verdi liberali democratici: “Sanno che Bignasca è al corrente dei loro scheletri nell’armadio, sanno che possono finire sulle pagine del Mattino, giornale che è diventato il mezzo di sopravvivenza di Bignasca. Per questo i partiti storici tacciono.”
Il presidente del PLRT Walter Gianora pensa che per capire questa situazione “Ci vorrebbe un’analisi psicologica del Ticino, perché la Lega rappresenta uno spaccato del Paese. I partiti l’hanno sottovalutato e ne sono rimasti spiazzati. Per cultura politica ci è impensabile scendere ai loro livelli. Noi puntiamo a ragionare, loro viaggiano sulle emozioni, parlano alla pancia: e poi tutto viene mediatizzato.”
Sergio Savoia, coordinatore de I Verdi: “Per noi l’unico modo per contrastare i metodi della Lega e del Mattino è non usarli. Si controbatte alla Lega usando metodi civili, la non violenza, il rispetto della persone. Non credo serva quest’aria di guerra di civiltà, questa chiamata alle crociate antileghista che sembra soffiare sul Ticino. Noi non ci intruppiamo né contro la Lega né a favore.”
Pelin Kandemir Bordoli, del PS: “Ci siamo opposti con comunicati, con denunce, con dichiarazioni alle volgarità del Mattino ma non abbiamo trovato alleati; gli altri partiti hanno banalizzato questo modo di fare.”
Massimiliano Ay, segretario del Partito Comunista sostiene che: “Anche la magistratura è stata complice di questo andazzo.”